Evidentemente, dalle lezioni si è imparato poco. E la lezione, questa sera, è stata sonora per la Juve. A Torino ha vinto l'Inter ma non l'ha fatto strameritando. Tutt'altro: ai punti avrebbe meritato Allegri, che l'aveva preparata con i quattro tenori in attacco e un po' di sale offensivo per non scivolare sui soliti errori sulla trequarti. Del resto, al pronti e via, ha avuto ragione lui e l'ha mantenuta per buona parte della gara: Morata sembrava in serata di grazia e movimenti, Dybala era la lampadina che illuminava la trequarti, Vlahovic aspettava solo la palla giusta. E' mancato un po' Cuadrado, ma Rabiot era in serata di grazia e Chiellini più De Ligt garantivano solidità.

SOLO SFORTUNA - E' difficile dare una spiegazione a quanto accaduto. Più facile dare un senso, che poi è la solita traccia: questa squadra può avere potenzialmente tutto, ma in termini di cinismo, quello caro ad Allegri, paga ancora una volta. Come a Bergamo con l'Atalanta, come in Champions contro il Villarreal. Semplicemente crollano tutti i preconcetti e le frasi fatte, viene meno il crisma del gioco ed è evaporato il sacrosanto Corto Muso - al quale parte della tifoseria si appellava anche per scaramanzia -: 22 tiri contro 1, pure un calcio di rigore, ha una frase fatta con cui si spiega? Si spiega semmai lo 0 alla voce gol: qui si è nascosta la verve offensiva di Dusan, che sembrava aver risolto un macro problema e invece ha bisogno anche lui di palloni puliti. E pure Morata, ringalluzzito dalla Nazionale, era l'ombra spicciola del suo talento. Ingredienti per un prodotto di profonda amarezza bianconera, quasi a voler rispondere di karma alla fortuna dell'andata: quando a San Siro sembrava finita, Paulo Dybala l'aveva ripresa con un pizzico di fortuna. Fortuna ricercata a lungo, mai trovata, neanche negli angoli del tifo. 

Juve-Inter 0-1, le PAGELLE dei bianconeri: rimpianto atroce, una prestazione buttata via
CRESCERE DA QUI - Non è mancato solo quello, è mancato pure altro: ma abbiamo visto certamente Juventus peggiori. Esattamente come a Bergamo, la Juve ha perso una partita che per buoni tratti si può dire che abbia dominato. Esattamente come a Bergamo, sono punti persi e pesanti per tutti i percorsi immaginati ma mai detti: quanto avrebbero pesato due punti in più contro l'Atalanta più un risultato positivo di questa sera? Nessuna rincorsa al tricolore, ma una corsa da analizzare, da capire. Che avrebbe mantenuto sull'attenti l'intera squadra fino a fine stagione. Crescere da qui invece può diventare ora un problema, con il quarto posto comunque vicino e comunque non scontato. Crescere da qui vuol dire ancorarsi alla Champions, ma anche capire cosa non è andato: è stata una stagione straziante per gli scontri diretti. La Juve, che ha imparato a dominare i suoi istinti masochisti, dovrà tornare anche a dominare gli avversari per fare due conti su un futuro vincente.