Cominciò con quelli di B, prima col Bari poi col Siena, proseguì poi con la Juve e col Chelsea. E puntando subito al bersaglio grosso, lo centrò sempre. Lo farà pure stavolta all’Inter, a meno che la società non gli imponga di provare a vincere l’Europa League per una questione di prestigio, blasone e visibilità internazionale del club. Ma per poterlo fare, Conte chiederà adeguati rinforzi a gennaio. E non essendo scontato ottenga tutto ciò che vuole, alla fine lui mollerà la piccola Europa per dedicarsi esclusivamente al grande obbiettivo del tricolore. Il suo pensiero fisso da quando ha firmato per l’Inter.
La Coppa Italia non l’ha quasi mai considerata, e infatti la volta che centrò la finale la perse malamente col Napoli, mandando in campo una squadra scarica ed ebbra di festeggiamenti per lo scudetto appena riconquistato dopo 5 anni di oblio. Ha vinto la Coppa d’Inghilterra col Chelsea, ma solo quando si rese conto di non potere più rivincere la in Premier.
Del resto, con l’Europa Antonio non ha mai avuto un gran feeling. Della sua Juve si ricordano infatti più le figuracce che le imprese: in Champions la sconfitta nei minuti finali col Galatasaray, nel pantano di Instanbul, e l’eliminazione col Benfica in Europa League, ciccando così la finale all'allora Juventus Stadium. A Lisbona riuscì a tenere in panchina Tevez, al ritorno mise in campo una squadra stanca, incapace di far l’unico gol che gli serviva in 98 minuti di partita (con ben 8 di recupero), perché spremuta in un campionato già vinto ma che lui voleva stravincere col record dei 102 punti. Un’eliminazione mai digerita da Andrea Agnelli, insieme alle continue bizze del salentino.
Tutto questo per arrivare a dire cosa? Lanciare un avvertimento a Sarri e alla sua truppa: da oggi Conte diventa ancora più pericoloso. Se “lo scudetto è un obbligo” come ha dichiarato proprio l’allenatore della Juve alla festa di Natale del club, si sappia che Antoniuccio glielo contenderà fino all’ultimo, con tutte le forze a sua disposizione, sfruttando a proprio favore il clima generale, la voglia di cambiamento da parte di tutti di vedere vincere qualcun’ altro e non la solita Juve.