INTER O MILAN - "Oggi se qualcuno mi chiama sa che io devo incidere, con la mia idea di calcio e con il mio metodo, perché sono molto severo con me stesso. Non sono un gestore, non credo che l'obiettivo di un allenatore sia fare meno danni possibili. Se pensano questo, le società non mi chiamano. Poi ho un problema: la vittoria. Che sento come l'obiettivo del mio lavoro. Vale anche per Inter o Milan? Vale per qualsiasi squadra. Io devo avere la percezione di poter battere chiunque e devo sentire che vincere è possibile, altrimenti posso continuare a restare fermo senza problemi".
CHAMPIONS - "Non è il campionato, spesso è decisa da partite a cui arrivi nel momento giusto o sbagliato. Detto questo può esserci sempre la sorpresa nel percorso. Come l'Ajax".
DEBITO - "Via dalla Juve? Tre anni molto intensi, abbiamo spinto la macchina più di quanto potesse. Anni molto logoranti, sotto tutti i punti di vista. Anche nelle migliori famiglia si può litigare. In quei tre anni ho dato tutto me stesso. mi sentivo in debito con Agnelli. Ricordo la promessa fatta: 'Ci vorrà tempo ma l'obiettivo è tornare sul tetto del mondo'. Non sono riuscito a mantenere la promessa".