L'aveva detto, e solo chi ha fatto orecchie da mercante ha scelto comunque di sorprendersi. Antonio Conte all'Inter, ormai storia di un anno fa, è stato un boccone duro da digerire. Da una parte, dall'altra. Mediaticamente e non solo. A tirar le somme, già storia di questi giorni, la sensazione è che non ne sia valsa la pena così come dice l'allenatore. Che fa un discorso ampio, vero. Cioè di rapporti e di emozioni, di percorsi e ambizioni. Trovandosi però a un passo dell'addio, per di più con una porta che aspetta solo d'essere sbattuta. Con estrema forza. 

NIENTE IN BACHECA - Non c'entra la maledizione degli juventini: Conte, con Lippi, ha solo qualcosina in comune. Per il resto, il leccese ha portato a termine una stagione che non può dirsi fallimentare se si guarda come e dove l'aveva lasciata Luciano Spalletti. Ci ha messo del suo, ha fatto degli errori (ammessi con estrema fatica), ha dato un gioco a una squadra che si è fidata ciecamente di lui. Soprattutto, ha dato modo ai giovani acquistati di crescere e sbagliare, comunque di migliorarsi. Niente in bacheca è il gioco del destino che più fa alterare l'ex commissario tecnico. Che tra mille, ha un vero nemico che non riesce a combattere: se stesso, con annessa voglia di vincere sempre e comunque. 

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NE E' VALSA LA PENA? - Tanto trambuso per nulla, sì. Tanto trambusto per una delusione. Che è la vita, dove si vince e si perde. Conte lo sa ma non accetta: le lezioni preconfezionate non si pesano, perché poi ogni situazione fa storia a sé. In questi due giorni di mente fumante, mentre attende che il pensiero provi a razionalizzarsi, a uscire dall'ossessione di una vittoria sfumata per autogol, chissà però se cambierà idea. Chissà se ritornerà alle immagini lì dove ha vinto, lì dove era il condottiero di un popolo. Lì dove non è più gradito: prima dalla dirigenza, oggi anche dai tifosi. Ha perso tutta la "curva Juve", Conte. Per un anno strano e senza immense soddisfazioni. Anche lui si è definito un "nemico sportivo", segno di un passato che non si cancella con una firma. Dunque, ne è valsa la pena?