12 partite. Sono quelle che mancano alla fine della stagione regolare in Serie A. Sono quelle per cui la maggior parte dei presidenti sta "combattendo", alla ricerca di un accordo unanime sulla ripresa, con le giuste misure e la sicurezza per tutti, giocatori e addetti ai lavori. E' anche tutto ciò che fino a qui ci siamo persi. 

Già, perché oggi, venerdì 8 marzo, in una situazione normale avremmo scritto, letto e parlato della lotta scudetto, della gara con l'Udinese appena passata - il 3 maggio, chissà se vinta o meno - e avremmo anche vissuto la fase di preparazione a quella con la Samp. Domani la conferenza, poi di nuovo in campo per la terzultima di campionato. Con la testa sgombra o con tutto ancora in palio? Con lo scudetto cucito o con una Lazio ancora da battere? O magari da inseguire? 
  
Parla il portiere che si è allenato con Ronaldo: 'Juve? E' innamorato, mi ha detto che...'
Probabilmente avremmo commentato anche l'ultima scorribanda europea di Sarri e i suoi, passati ai quarti di Champions dopo aver ribaltato allo Stadium l'1-0 inflitto dal Lione alla Juve in Francia. E poi ancora in semifinale, vincendo il doppio scontro della metà di aprile (tra il 7 e il 15) contro il Psg, con Ronaldo maestro che ancora insegna all'allievo Mbappé. E poi ancora, in finale. Grazie alle meraviglie di Dybala, finalmente 10 di caratura europea in grado di schiantare il... Bayern Monaco. O forse no, magari la Juve di Sarri si sarebbe spenta e persa già nel ritorno degli ottavi, troppo impegnata mentalmente e fisicamente a lottare con la Lazio per il campionato.

Ma che Juve sarebbe stata quella di oggi senza coronavirus? Senza questo insolito stop primaverile. L'Europa, ma anche la semifinale di ritorno in Coppa Italia contro il Milan. E il campionato. Quel campionato che, dopo averci regalato Juve-Inter in chiusura, si accingeva a mostrare la parte più bella di sé: Bologna, Lecce e Genoa l'antipasto prima di Torino, Milan, Atalanta e Lazio, nel mezzo solo il Sassuolo. E ancora, Udinese, Samp, Cagliari e la chiusura con il botto... Roma. Che bellezza. 

E le polemiche? Quelle "belle" polemiche che rendono il calcio ancora più frizzante. Beh, quelle, senza alcun dubbio, lo avrebbero accompagnato nel suo turbinio fatto di emozioni contrastanti, di lamentele, di processi. Agli arbitri, al Var, agli allenatori, ai giocatori. A tutti, insomma. E avrebbero accompagnato anche le mattine al bar in un caffè veloce, le giornate in ufficio con i colleghi o in redazione, le serate, sul divano o fuori casa, con uno schermo sempre vivere le emozioni del calcio. Ecco cosa ci siamo persi, cosa ci stiamo ancora perdendo. Ma anche cosa tornerà, prima o poi. E magari, proprio per questo, sarà ancora più facile innamorarcene.