L'Europa da conquistare, l'Europa vissuta, l'Europa che vuol dire ricavi, ma anche esperienza, che lascia tracce di memoria episodica e semantica che possono riemergere quando un confronto prolungato ad alta quota comincia a far venire le vertigini, come insegna la lotta con l’Inter. Inquadrare la crisi della Juve con la lente dell’esperienza, insomma, non è solo un puro esercizio di stile: i giovani bianconeri, 26 anni di media, hanno poche coppe nelle gambe e pochi minuti ad alto livello nella testa. E nell’ultimo mese (2 punti in 4 gare) hanno evidentemente pagato anche una certa disabitudine a lottare per la vittoria, scrive il Corriere dello Sport.

Pochi è, naturalmente, la risposta. Perché Real, Barcellona, Bayern, Psg, City, Liverpool n casa Juve le hanno affrontate in pochi. E a chi obietta che nemmeno Verona e Udinese hanno un alto grado d'esperienza, il quotidiano replica spiegando che più che sulla singola partita pareggiata o persa l’esperienza si misura nel medio-lungo periodo di un campionato e nei momenti di flessione affrontati e magari superati. Chi è abituato a calcare certi palcoscenici, insomma, sa sempre trovare la soluzione per tirarsi fuori dai guai.

Juventus, come l'Inter ha superato i tre momenti difficili della stagione


Gli snodi dell'Inter? Il primo è costituito dal ko con il Sassuolo a fine settembre e la prima ora a Salerno tre giorni dopo prima che entrasse Lautaro (0-0, poi 0-4). Poi, il secondo, dal pareggio di Genova nell’ultima di dicembre e le montagne russe di Inter-Verona all’Epifania, gare viziate da errori certificati (AIA) del Var e quindi condizionate. E terzo momento, la vittoria di misura a Firenze con il rigore sbagliato dai viola nel momento in cui la Juve era passata davanti in classifica. Ecco, un pizzico di fortuna che aiuta e anche il fatto che Inzaghi abbia trovato forza e motivazioni nelle crisi grazie all’esperienza europea dei suoi campioni. Alla Juve, invece, la sensazione è opposta: manca la capacità di graffiare con le unghie corte e respirare anche con il fiatone.

Juventus, inesperienza europea: la classifica e il confronto con l'Inter


Gazzetta - Allegri psicologo, il discorso alla Juventus dopo Verona: non solo una 'ramanzina da padre di famiglia'
Nella classifica dei primi 10 per presenze in Champions, si legge, sei giocatori vanno infatti considerati “periferici” nello scacchiere di Allegri, se non addirittura indisponibili: Alex Sandro (78 presenze), Pogba (57), De Sciglio (28), Kean (24), Milik (24) e Rugani (17). E solo quattro in top ten sono viceversa inamovibili: Szczesny (68), Danilo (62), Rabiot (60) e McKennie (24). Ecco, eccetto loro quattro, i sette schierati al Bentegodi nell'ultima gara mettono insieme appena 44 match nella coppa principale e di questi appena 5 nella fase a eliminazione diretta e mai oltre gli ottavi di finale. Gente come Gatti, Cambiaso, Locatelli, Kostic, Yildiz, Vlahovic, ma anche i subentrati Alcaraz, Weah, Milik e tutti gli altri. Pochi conoscono i brividi, la responsabilità, l’energia e la tensione delle partite che contano. E chi ha giocato a calcio parla spesso di «livelli» tecnici e mentali che fanno la differenza. Ne è da sempre un sostenitore pure lo stesso Allegri. Nell'Inter di Inzaghi, invece, i giocatori hanno collezionato 146 partite in più in Champions rispetto a quelli di Allegri e calcolando anche l’Europa League, la differenza arriva a 200, in attesa che il doppio confronto con l’Atletico incrementi ulteriormente il gap a favore di Lautaro e compagni. Una netta differenza.