L'offerta economica della Juventus è allettante, ma… c'è un ma: il “ragazzo” non andrebbe a giocare subito in prima squadra, bensì nell'allora Under 23, poi, piano, piano... Il Dortmund invece garantisce immediatamente l'inserimento nella prima squadra. D'altra parte lo fa anche con Haaland, Sancho, Dembele.
E' proprio questo “piano, piano” che rende la Juventus e, in parte, il calcio italiano eccessivamente paternalistici. La squadra torinese è stata imprudente nei “parametri zero”, ottenuti con contratti di lunga durata e stipendi faraonici, ma non lungimirante: o non sa individuare i talenti o nutre un'eccessiva diffidenza verso i cosiddetti “giovani”.
A questo eccessivo paternalismo, che caratterizza società e allenatore, si può anche aggiungere una certa testardaggine labronica del “mister” bianconero ben manifestata dal caso Arthur. Bisognava che cambiasse squadra (sulla carta inferiore alla Juve) e allenatore per diventare un buon giocatore? Il campo ha dato la risposta. Un campo che non è quello dell'Allianz.