E’ storia antica quella che racconta di un legame sinergico solido e profondo tra torinesi e bergamaschi provvedendo a rendere sempre molto speciale i loro incontri-scontri sul campo. Perché se è vero che le due tifoserie non si amano è altrettanto vero che la collaborazione tra i rispettivi dirigenti è stata continua. E, per la Juventus, l’Atalanta ha sempre rappresentato “L’isola del tesoro”.
Se si chiedeva all’avvocato Agnelli quale fosse la Juventus più bella che lui avesse mai visto, la sua risposta era sempre netta e perentoria: “Quella degli Hansen e del Boniperti giovanissimo. Neppure quella di Platini mi ha divertito tanto”. Parola di intenditore.
Dopo una breve pausa riprese il via vai lungo la direttrice Bergamo-Torino e la magia centravanti della Juventus finì sulle spalle di Dino Da Costa, un attaccante brasiliano non più giovane ma di assoluta affidabilità. Poi a seguire fu la volta di Montirsi, Novellini, Titti Savoldi, Zaniboni e Musiello i quali, pur non “spaccando”, fecero onestamente il loro. Non tutti possono essere stelle come quelle che si accesero a metà degli Anni Settanta nel cielo bianconero.
La storia continua con altri personaggi i quali, in ogni caso, sono scolpiti nell’immaginario collettivo dei tifosi bianconeri. Stelle, stelline e qualche comprimario. Da Bodini, portiere bravissimo ma emotivamente fragile, a Marocchino, l’artista che faceva ammattire il Trap. Da Prandelli anima gentile e affidabile, a Tavola, detto il marine Camacho per la sua combattività. Da Storgato, il professorino, a Pacione, bomber rimasto a metà. Da Soldà a Magrin, stelle filanti, al povero e sfortunatissimo Fortunato. E poi ancora Porrini, Tacchinardi, Montero ma anche Bobo Vieri e Filippo Inzaghi per chiudere con Mirkovic, Zenoni e Padoin. E la storia continua...