Dani Alves racconta Berlino. Una finale vinta contro la Juve, nel 2015, quando vestiva la maglia del Barcellona. Ne ha parlato così al sito della Uefa: ​“Ricordo praticamente tutto della finale. È molto recente e non è passato molto tempo da allora. Ricordo che è stato un momento molto speciale, ma anche difficile a livello personale e collettivo. La gente pensava che non potevamo vincere un altro triplete e sostenevano i nostri avversari per impedirci di farlo. Eravamo consapevoli che la gente pensava che non potessimo farlo. Quando sei pronto ad affrontarlo, è improbabile che accadano cose negative. Questo è il segreto del Barça nelle finali: sono sempre preparati. L'atmosfera era incredibile, anche il supporto: eravamo davvero concentrati. Questo è ciò che amo di più del Barça: quando arrivi alla finale, sai che il peggio è finito ed è tempo di godertelo. Quando ti diverti, ti dimentichi delle possibilità del tuo avversario". 

Juve, allenamento leggero al mattino. Lavoro personalizzato per Ramsey
JUVE - “Abbiamo affrontato avversari molto fisici e sapevamo che dovevamo vincere con la palla. Non importa quanto siano forti i tuoi avversari se li insegui in modo che si stanchino. Il momento in cui abbassano la guardia è il momento di attaccare. Eravamo come Muhammad Ali: volavamo come una farfalla e pungevamo come un'ape. Penso che meritassimo di essere i vincitori della finale e abbiamo festeggiato molto". 

L'INIZIO - "Il gol di Rakitic all'inizio della partita era vitale. Questo tipo di gol tende ad essere più psicologico che fisico. Pensare che stai affrontando una delle migliori squadre del mondo e poi segnano nei primi minuti cambia il tuo approccio al gioco. Nonostante ciò, non ho mai visto una finale in cui una squadra non ha avuto la possibilità di vincere la partita. Per questo motivo dovevamo essere vigili e quando hai subito un gol contro la Juventus o contro il Manchester United a Wembley ti ha messo in allerta e non cambi il tuo approccio in quanto non c'è tempo per l'improvvisazione". 

LA REAZIONE - “Nonostante Morata abbia segnato l'1-1, non abbiamo mai smesso di essere una squadra. Tra compagni ci siamo detti: 'Non preoccupiamoci, dai ragazzi, andiamo avanti! Il trofeo è nostro! Ci incoraggiammo a vicenda perché, in caso contrario, vai nello spogliatoio a testa bassa".