POST VILLARREAL - "Voglio sempre essere il più critico con me stesso. So esattamente quando ho fatto qualcosa di sbagliato. Per crescere, a volte devi accettare di aver preso le decisioni sbagliate. E sì, in quella situazione [sul gol di Parejo, ndr.] avrei potuto fare meglio".
ALLA JUVE - "Ora mi sento più sicuro, più calmo, riesco a leggere le situazioni meglio di prima. All'Ajax, quando avevo 15 anni giocavo come centrocampista, poi sono diventato un difensore centrale, ma non sempre capivo davvero la situazione e di cosa aveva bisogno la squadra. Il lavoro sporco è importante, per mandare via la palla, per vincere duelli. All'Ajax ero abituato a giocare lungo una linea molto alta. A volte troppo, forse. È abbastanza rischioso. Adesso alla Juventus si tratta di trovare un equilibrio".
DNA - "La cosa più importante per me è vincere. Alla Juventus, se vinciamo 1-0 e giochiamo male, penso che tutti saranno comunque felici. E se giochi alla grande e perdi 2-1, non sei felice. Ogni squadra ha un certo DNA, che è diverso in ogni club".
PRESSIONE - "Quando ero più piccolo c'erano un sacco di cose che mi venivano addosso, tante chiacchiere. Ogni piccolo errore diventava qualcosa di enorme. Ma la cosa più importante è vedere il quadro generale. Quando vinci il Golden Boy senti una certa pressione, ma come giocatore devi amarla pressione perché significa che sei forte".