La sensazione è che si sia davanti a un progetto di fuoriclasse, sul quale però resiste ancora la paura di 'sciuparlo', come fosse un nuovo e costosissimo oggetto per cui hai risparmiato soldi da una vita. Naturalmente, è un'iperbole, un'esagerazione, una metafora troppo terrena per definire qualcosa di totalmente soggettivo. Quello di De Ligt, comunque, è intanto un gioco di pazienza. Di tempi che non vanno affrettati, di percorsi di crescita naturalissimi che la sorte ha deciso di non rispettare. A torto o ragione, questo si vedrà tra un po'. Cioè, tra pochissimo: perché l'inizio balbettante è stata una pagina anche prevedibile, altrettanto scontata era la risposta d'orgoglio delle ultime gare. Ora arriva l'Inter. Che è un'altra storia, da sempre. 

De Jong: 'Volevo portare De Ligt a Barcellona, ma alla Juve...'
PROVA DEL 4 - Una squadra fisica, un gioco dinamico, la verticalità come unico credo di un allenatore che ha trasformato i nerazzurri in un collettivo pure un po' da temere. E a proposito: il primo punto all'ordine della crescita, varato da Sarri con la collaborazione freschissima di Barzagli, è stato proprio quello di eliminare ogni timore reverenziale che resisteva nella mente di Matthijs. La Juve si è innamorata del centralone olandese proprio perché spavaldo, sfrontato, dunque puntuale su ogni pallone. Era un quattro nato, con caratteristiche ben definite e necessarie per una squadra come la Juventus. L'inizio di una nuova vita è però un minestrone d'emozioni che va assaggiato pian piano, sennò ti scotti. E' successo a De Ligt? Bene: si è ripartiti. Più forti di prima, certamente. Ma con la stessa prospettiva: arrivare a fine stagione da titolare indiscusso di questa squadra. Contro l'Inter, il primo esame.