L'ESPERIENZA A LIONE - "A Lione è stata veramente una vera esperienza di vita e una scelta che rifarei mille volte. Sono stato benissimo: ho imparato a giocare in un calcio più rapido, dove anche le piccole squadre si giocano le proprie chance, senza limitarsi a difendere. Oggi ho più fiducia nei miei mezzi e sono anche tornato a divertirmi giocando. In Italia siamo sommersi ogni giorno dalla pressione dei media e dei tifosi. In Francia, una volta finita la partita, anche se è arrivata una sconfitta, si pensa a quello dopo senza esasperazione. Il calcio è vissuto più serenamente. Voglio lanciare un messaggio ai giocatori italiani: in tanti hanno paura di andare all'estero, ma è un peccato. Sono esperienze che ti arricchiscono tantissimo".
LA DIFFERENZA - "All'estero i giovani sono pronti prima di noi a giocare partite importanti. L'ho visto in Francia: lì i giovani sono coraggiosi, non hanno paura di provare un uno contro uno perché gli errori sono concessi. Un giovane italiano è invece lodato al primo match buono, per poi venire massacrato al primo errore. In questo modo, anziché riprendersi, si perde".