Parla Alessio Dionisi. L'allenatore del Sassuolo si è raccontato alla Gazzetta dopo la doppia vittoria contro Juve e Inter, battute in soli quattro giorni. Ecco le sue dichiarazioni: «A Frosinone abbiamo sbagliato il secondo tempo mostrando un atteggiamento non da squadra. La lezione ci è servita e le vittorie seguenti devono darci consapevolezza. A Frosinone girarono male anche alcuni episodi e invece con la Juve siamo stati più fortunati. Contro l’Inter abbiamo giocato in modo maturo crescendo nella ripresa e creando tanto. Ecco perché sarebbe riduttivo dire che a San Siro ha vinto solo Berardi. Aggiungo una cosa: ho una rosa di ragazzi intelligenti, la loro comprensione della brutta prova di Frosinone era alta. Per superare la delusione, ci siamo affidati al lavoro che alla fine convince e trascina tutti. E da allenatore, più ancora della prestazione di San Siro, mi fa felice vedere come i ragazzi si sono presentati al campo oggi (ieri, ndr ): la testa era giusta».

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BERARDI - «Difficile fare paragoni tra ruoli. Nella mia formazione ideale della Serie A Mimmo c’è sicuramente. Quella del gol di San Siro è la sua giocata, ma, come accadeva a Robben, nessuno riesce a limitarlo perché Berardi è in grado di fare qualunque cosa. Ha talmente tanto calcio dentro che potrei metterlo a centrocampo. La palla di esterno per Laurientè contro la Juve è pazzesca».

4 VITTORIE A SAN SIRO - «Ahahah... Beh allora non dovrebbero far entrare tutto il Sassuolo, perché io da solo posso combinare ben poco. Non dico che l’allenatore non incide, non sarebbe la verità. Ma conta di più quando la squadra rischia di perdere alcune certezze. Vede, io sono un po’ fissato con le marcature preventive. E fuori dal campo è lo stesso: se sento troppi elogi, vado in marcatura preventiva su me stesso e mi concentro sul lavoro per fare in modo che certe prestazioni abbiano continuità. Solo così si cresce davvero. Le vittorie recenti contro Juve e Inter, e in generale quelle contro le grandi squadre, sono un premio all’impegno, ma devono anche essere uno stimolo a non fermarsi».

FUTURO - «Sono sempre più a mio agio in Serie A, credo di essere cresciuto rispetto a due anni e mezzo fa. Avevo preso il posto lasciato da un certo De Zerbi, non era un compito agevole, ma l’ho svolto con tutto me stesso. E sento ancora l’entusiasmo del primo giorno. Io amo il calcio e sono ambizioso. Non voglio fermarmi. Studio inglese per dialogare meglio con i nostri stranieri e mi emoziono nell’attesa delle partite. Non mi accontento mai, mi metto sempre in discussione e credo che nel medio o lungo periodo ognuno ottenga ciò che merita. Vedremo cosa meriterò e intanto mi godo la sfida di portare più su possibile il Sassuolo. Non è facile, ma è bello».