Gli arrivi in serie di
Di Maria,
Pogba e
Bremer. La tournée negli Stati Uniti, i bagni di folla, gli eventi mondani, amichevoli di lusso in impianti d’eccezione colmi di tifosi, appassionati e curiosi. Tutto questo, unito ad una sapiente copertura comunicativa da parte del club, ha contribuito a
far lievitare l’entusiasmo in casa Juventus. Al termine dell’esperienza a stelle e strisce, però, occorre tornare con i piedi per terra, così come farà la squadra in serata, quando atterrerà a Caselle e, dopo due giorni di permesso, darà il via all’ultima fase del precampionato. Piedi per terra, quindi, per poter analizzare
tutto quello che manca per un vero e proprio salto di qualità, per non ripetere quanto successo lo scorso anno.
Occorre ripeterlo, a scanso di equivoci: il calcio di luglio va preso con le pinze. Dà indicazioni importanti, ma bisogna anche sottolineare come, in questa fase della stagione, le gambe siano incollate al terreno, l’acido lattico sia fedele compagno, i dolori muscolari accompagnino nel letto, l’affaticamento sia dietro l’angolo.
Detto ciò, alcune indicazioni importanti sono arrivate. Innanzitutto,
non si è ancora visto un salto di qualità dal punto di vista della qualità della manovra. Giro palla lento, qualche sporadica verticalizzazione, tanti errori tecnici, distrazioni, pochi spunti. Qualità, pulizia tecnica: parole d’ordine di Massimiliano
Allegri che, però, non trovano ancora riscontro sul rettangolo di gioco. Questo uno dei punti su cui battere, su cui continuare a lavorare, per non ripetere gli errori. Certo,
Di Maria da solo aumenta di molto il tasso tecnico e l’imprevedibilità, ma la crescita deve essere complessiva, collettiva.
Fortemente legato al primo punto, c’è la questione centrocampo.
Numericamente in abbondanza, ma con la sensazione che qualcosa manchi sempre. Cosa? Un cervello, qualcuno che detti i tempi con personalità, che abbia pulizia di passaggio, coraggio di verticalizzare, che esplori traiettorie che possano mettere in difficoltà le difese avversarie, che sappia alternare lungo e corto e non risultare banale. Qualcuno, ancora, che possa giocare nel mezzo di un centrocampo a tre e che liberi
Locatelli dalla posizione, in modo che possa essere impiegato lì dove rende al meglio: da mezzala. Dare fiducia a
Rovella – che ha ben figurato nella tournée -, o intervenire sul mercato: il regista è una necessità di questa
Juventus.
Infine, contro il
Barcellona quello che è suonato come un grido d’allarme di Massimiliano
Allegri. Così, infatti, può essere letta la scelta di schierare
Cuadrado a sinistra, un messaggio chiaro: lì davanti la coperta è corta. Dall’usato sicuro chiamato
Morata, alla suggestione
Werner, passando per i tantissimi nomi accostati alla Juventus nelle ultime settimane: un intervento sul mercato in questa zona di campo è quello che serve per non ritrovarsi, magari tra un mese, con Allegri costretto ad adattare calciatori fuori ruolo. Per restare sugli esterni, nella zona bassa di campo le difficoltà sono altrettanto evidenti: sviste difensive, poca spinta e poca qualità.
Mancano poco più di due settimane all’inizio del campionato e la Juventus mostra fragilità già evidenti nelle passate stagioni. Agosto sarà un mese fondamentale: partenza sprint e punti preziosissimi, come insegna la passata stagione;
servirà un lavoro extra della catena di comando, da Allegri in su, per tappare le falle e scongiurare il rischio della “solita Juve” vista l’anno scorso.