Era una notte di Champions, una notte ricolma di speranze per la Juventus. All'Allianz, c'è il Real Madrid, una corazzata bicampione d'Europa, che aspira a sollevare la terza consecutiva. La Juventus, dal canto suo, ha la voglia di rivincita che contraddistingue ogni partita europea, ma anche la consapevolezza che il passaggio del turno, che l'approdo alle semifinali, passi proprio dalla gara dello Stadium. Non è però la partita in sé ad entrare nella storia, quanto un momento. Un momento che tutti conosciamo bene, perché ha segnato inevitabilmente una pagina importante della narrazione sportiva dell'ultimo decennio. Da poco superato il 60', la Juventus perde palla sulla trequarti offensiva, mentre il Madrid apre per il contropiede. Gli spagnoli sono sopra uno a zero, a segno l'uomo del destino, Cristiano Ronaldo.
Si ferma, perché l'azione sembrava finita. Perché dopo un acuto, la melodia si stava lentamente spegnendo. E invece, come un grande direttore d'orchestra, ci pensa Ronaldo a ridare ritmo, con una giocata entrata nell'epica del calcio. Salta con eleganza felina, ruota su se stesso rendendo un movimento complicato, la più bella armonia che la fisica applicata al calcio possa riservare. Una rovesciata, anzi, "la" rovesciata. Un sognatore, probabilmente, crederebbe che in quel momento, quando tutto si è fermato, Ronaldo abbia visto il suo futuro. Non quello prossimo, l'imput dal suo cervello è già partito. Ronaldo sa già cosa sta per fare, ma per un secondo sa anche cosa farà. E infatti, Cristiano ha visto oltre. In un istante, come nella sigla di Big Bang Theory (ma al contrario), il campione portoghese ha sentito gli applausi dello Stadium, proiettandosi in un futuro che, da quel momento, è diventato sempre più bianconero.