E' stato più veloce del previsto. Dybala che si svincola dalla Juve e la Juve che si smarca da Dybala, proprio con lo stesso talento dell'argentino nell'uno contro uno. E' stato il segno di un legame mai così solido, o comunque non più stretto da un pezzo. Nell'anno della consacrazione, Paulo si è sconsacrato: contro il Bologna, davanti al Dieci per eccellenza della Juventus, non ha trascinato, deciso, impostato, giocato. E' apparso svogliato, e sin da subito: persa una palla pericolosa sulla trequarti avversaria, si è sciolto in un battibecco con Danilo e da lì quasi non si è più ripreso. Ma chi ha voglia di scendere nei meandri dei suoi limiti caratteriali?

PAULO ABDICA - Non ne ha più la Juventus, ormai non più aggrappata al suo dieci, anche quando ne avrebbe bisogno. Non ne ha lo stesso Allegri, che pure continua a puntare su di lui perché ha bisogno di guizzi, spunti, situazioni che Dybala sa comunque generare. Ma guardare l'argentino così inerme, imbrigliato senza possibilità - a tratti anche volontà - di sciogliere la catena di difensori alla quale De Leo/Mihajlovic l'hanno sottoposto, è stato un colpo al cuore per i tifosi. Al momento del cambio (stavolta nessuna scaramanzia dopo Cagliari: Allegri aveva bisogno di ampiezza e non ci ha pensato due volte), un po' di fischi sono piovuti dai vari settori. A Paulo? Alla sostituzione? Alla Juve che non ingranava? La somma fa il risultato dell'insoddisfazione, con Dybala ugualmente protagonista. Sotto gli occhi di Alessandro Del Piero, l'attuale dieci ha corso verso la panchina, provando a ignorare le difficoltà del momento. 

Juve-Bologna, TOP e FLOP al 45': Cuadrado e Dybala, è una squadra senza fantasia
LA SCONSACRAZIONE - Una sconsacrazione in piena regola. Dove prima c'era il sacro, oggi c'è il profano (e forse un tradimento, direzione Inter); dove prima c'era la luce, oggi regna il buio. Dove prima c'era un giocatore pienamente nel progetto, oggi c'è un saluto mesto, con poco affetto e soprattutto con nessun effetto. Sembra uno qualsiasi, Dybala, immerso nelle difficoltà strutturali della squadra che s'appresta ad abbandonare. Ed è il più grande peccato che si possa commettere: avvicinarsi al divino, col codino, e ritrovarsi umano, troppo umano. Sotto lo sguardo di chi non raggiungerai mai.