È la Juve anche di Bernardeschi e De Sciglio: solo Allegri poteva recuperarli
di
Cristiano Corbo, inviato all'Allianz Stadium
Stavolta, c'era una panchina. Eppure, proprio stavolta, Allegri non ha dovuto guardarsi alle spalle per vedere un po' più roseo il futuro: la squadra stava tenendo bene, l'ha fatto anche nei momenti di vera difficoltà, quando la Roma nella sua disorganizzazione provava a spaventare i bianconeri. Stava tenendo bene, sì. E lo stava facendo pure senza un pezzo importante di titolari: ai loro posti, Bernardeschi e De Sciglio. Più Moise Kean. Animi da gregari, in primis. Poi tra i migliori in campo. Senza alcun dubbio.
TUTTI SUL PEZZO - E la grande capacità di Max, finora, è stata proprio questa: a prescindere dalle quattro vittorie di fila in campionato, dagli ultimi tre 1-0 consecutivi sul groppone, tenere tutti sulla corda è stato un esercizio non sempre riuscito ai suoi predecessori. Non sempre era riuscito anche a lui, specialmente nell'ultimo anno. "Devo capire chi mi dà qualcosa in più quando entra, chi meno": un monito - il suo - parecchio lontano nel tempo, quando Kulusevski era l'enigma e non la soluzione degli ultimi venti minuti. Quando di Bernardeschi si discuteva ancora del ruolo. Quando De Sciglio era fuori dal progetto e Kean l'ultimo arrivato. Siamo a metà ottobre e il percorso sembra oggettivamente segnato.
I MIGLIORI - Non è un caso che Bernardeschi e De Sciglio abbiano preso applausi, riscosso consensi, generato entusiasmo. Per loro vale un'altra vecchia regola di Max: "Un giocatore è forte o è scarso", il re del bianconero non ammette sfumature, però parla certamente di grigio, delle stagioni sottotono che "possono capitare" e che però capitavano sempre a loro. Entrambi, ironia della sorte, ma neanche troppo, hanno un contratto in scadenza e un destino che a inizio stagione sembrava già spacciato. Una notte non fa primavera: servirà uno stormo di rondini per capire a che punto della rinascita siano.