Stavolta, c'era una panchina. Eppure, proprio stavolta, Allegri non ha dovuto guardarsi alle spalle per vedere un po' più roseo il futuro: la squadra stava tenendo bene, l'ha fatto anche nei momenti di vera difficoltà, quando la Roma nella sua disorganizzazione provava a spaventare i bianconeri. Stava tenendo bene, sì. E lo stava facendo pure senza un pezzo importante di titolari: ai loro posti, Bernardeschi e De Sciglio. Più Moise Kean. Animi da gregari, in primis. Poi tra i migliori in campo. Senza alcun dubbio.

TUTTI SUL PEZZO - E la grande capacità di Max, finora, è stata proprio questa: a prescindere dalle quattro vittorie di fila in campionato, dagli ultimi tre 1-0 consecutivi sul groppone, tenere tutti sulla corda è stato un esercizio non sempre riuscito ai suoi predecessori. Non sempre era riuscito anche a lui, specialmente nell'ultimo anno. "Devo capire chi mi dà qualcosa in più quando entra, chi meno": un monito - il suo - parecchio lontano nel tempo, quando Kulusevski era l'enigma e non la soluzione degli ultimi venti minuti. Quando di Bernardeschi si discuteva ancora del ruolo. Quando De Sciglio era fuori dal progetto e Kean l'ultimo arrivato. Siamo a metà ottobre e il percorso sembra oggettivamente segnato. 

Allegri a JTV: 'Kean, Bernardeschi e De Sciglio? Giocar ben dev'essere la normalità! Su Szczesny...'
I MIGLIORI - Non è un caso che Bernardeschi e De Sciglio abbiano preso applausi, riscosso consensi, generato entusiasmo. Per loro vale un'altra vecchia regola di Max: "Un giocatore è forte o è scarso", il re del bianconero non ammette sfumature, però parla certamente di grigio, delle stagioni sottotono che "possono capitare" e che però capitavano sempre a loro. Entrambi, ironia della sorte, ma neanche troppo, hanno un contratto in scadenza e un destino che a inizio stagione sembrava già spacciato. Una notte non fa primavera: servirà uno stormo di rondini per capire a che punto della rinascita siano.