Non ci volevano “le confessioni di un italiano”. Niente a che vedere con Ippolito Nievo. Ci dobbiamo accontentare di Carlo Sassi, moviolista della prima ora, alle prese allora con il nastro che si avviluppava ed attorcigliava attorno alle bobine su un tavolo simile al plastico dei trenini. Forse preso dal rimorso o illuminato da un raggio di verità, il nostro si è lasciato andare a dichiarare che il fuorigioco in questione era stato ottenuto da una “correzione” di prospettiva. In un attimo, più di 30 anni di certezze romaniste sono finite nel cesso, esatto proprio lì. In un attimo chi scrive, quel giorno posizionato nei distinti del Comunale esattamente in linea col guardalinee (allora degli assistenti non c'era ancora traccia) ha visto riconosciuta la sua testimonianza, non era più un “gobbo interessato”. Turone non compare più nelle trasmissioni di avvicinamento alla sfida. Turone ha preso la via dell'oblio, come è destino per i protagonisti di colossali bufale inventate ad arte da addetti all'informazione in mala fede.
Bene, tutto finito. Ci si può finalmente avvicinare al big match in santa pace. E quando mai? Se Turone si sfuma, un altro genoano si affaccia. Tal Pruzzo Roberto, universalmente conosciuto come “O Rey di Crocefieschi”. Il "bomber" ci fa sapere che la Juve gli sta sulla “palle”, non propriamente quelle dell'abete di Natale. E nell'occasione, colpito da improvvisa prolissità, ci rende pure edotti del fatto che quando la Juve perde, per lui è festa.
Per fortuna questo mondo non è poi così avariato. Ci pensa il capitano giallorosso a ripristinare una parvenza di fiducia nel genere italiota. De Rossi è una grande persona, perché concilia la sua romanità, in lui esaltata e da esportare, con l'esperienza di essere stato a contatto di gomito con compagni di nazionale, juventini “avversari”, che gli hanno trasmesso la convinzione secondo cui, per eccellere e così a lungo, si deve possedere pregi che non sono a disposizione di tutti. E mi si lasci uscire un momento dal seminato: valori e peculiarità che sono assolutamente il contrario delle stupidaggini che sono uscite dalla bocca del presidente dell'altra squadra di Torino in questi giorni. Ad ognuno il presidente che si merita. Punto.
Alla fine della fiera, quasi quasi era meglio rivedere il gol non valido (non fu un gol annullato!) di Turone: almeno era un'azione avvenuta sul campo e non sulla scrivania di qualche direttore di testata in vena di rendere un pessimo servigio al proprio mestiere, per blandire la piazza.