Patrice Evra si racconta in una lunga intervista a Repubblica, eccone alcuni passaggi.

JUVE E ITALIA - “In Italia si lavora tanto, anzi troppo. Eppure, se si trovasse l’equilibrio giusto, le squadre italiane potrebbero vincere la Champions League con molta più facilità. In Italia però si spinge tutto all’estremo. C’è quasi una superstizione del lavoro, e l’ho vissuta alla Juventus, del tipo: “Se non ci alleniamo in maniera durissima, non vinceremo mai”. Non è vero. Per me è un segno di insicurezza. Sia chiaro: io ho sempre lavorato duro nella mia carriera. Ma alla Juventus era tutto esagerato. Il mio primo anno vincemmo il campionato e perdemmo la Champions League in finale. Ma sono convinto che quella coppa avremmo potuto vincerla se non fossimo arrivati così sfiniti, fisicamente e mentalmente. In Inghilterra prima dei big match si canta e si balla nello spogliatoio. In Italia invece c’è troppa pressione sui calciatori. Anche quando eravamo sul pullman con gli altri della Juve, alcuni dei miei compagni guardavano Sky Sport, altri leggevano i giornali sportivi. Allora dissi a tutti: “Ragazzi, non potete andare avanti così, concentrati ogni secondo sul calcio. Così perdete la gioia di giocare a pallone”.

Evra: 'Ronaldo via dalla Juve perché era il capro espiatorio. Critiche ridicole e ipocrite. E anche Allegri ha sbagliato'
IL DISCORSO NEGLI SPOGLIATOI - “Mi sembrava di esser tornato al Manchester United dopo l’addio di Ferguson: tutti che accusavano il successore David Moyes, noi calciatori ridicolizzati da stampa e tifosi. Allora ho detto ai miei compagni alla Juve: “Ferguson è il più grande allenatore di tutti i tempi, Conte è un genio, ma in campo ci siete sempre andati voi. Non abbiamo scuse, nemmeno adesso. La Juve è un’istituzione. Dovete svegliarvi!”. Buffon, Chiellini e Barzagli rimasero scioccati da quel mio discorso. Si resero conto di quanto amassi la Juventus, anche se ero appena arrivato. Quel nostro incontro cambiò tutta la stagione, una delle più belle della mia vita”.


Evra: 'Ronaldo via dalla Juve perché non amato, era il capro espiatorio. E anche Allegri ha sbagliato'

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