TRASFERIMENTO – “Sono andato alla Juve con quelli che sono i miei obiettivi. Dimostrare nel lavoro quotidiano di poter far parte di quel gruppo, dare tutto e farmi rispettare per questo. Nelle prime 10 partite ero l’uomo più felice del mondo”.
AMBIENTAMENTO – “Mentalmente era pronto e questo ha reso le cose più facili. Gli allenamenti erano intensivi, lunghi, molto fisici, a fine giornata ero morto il primo mese. Ma era benefico, sapevo di dover lavorare tuti i giorni perché lì ci sono dei giocatori di fama incredibile. C’era Paul (Pogba ndr), Marchisio, Khedira. A quel punto non hai niente da perdere. Devi dimostrare tutti i giorni a quei giocatori che puoi arrivare a quei livelli, hai solo da vincere”.
RIENTRO MARCHISIO – “Poi c’è stato il ritorno di Marchisio. Lui è il Principino di Torino, quindi doveva giocare! Non avevo problemi su questo, lo accetto. Lui ritorna, all’inizio è difficile ma doveva giocare per ritrovare la forma e quindi io mordo il freno in panchina. Ma quando sei il migliore in 5 partite su 6, diventa più difficile mordere il freno. Inizia a fare domande, perché? E da lì è diventato più difficile per me accettarlo, perché sapevo il mio livello, sapevo di poter giocare. Ero in panchina perché ci sono degli status da rispettare. In quel momento diventa difficile, ti chiedi perché stai in panchina quando hai dimostrato di poter stare in campo”.
CHAMPIONS CON LA JUVE – “Dopo la prima stagione (eliminazione contro il Bayern ndr), bisogna dire che è esploso Dybala alla Juve, poi Higuain, Morata, Dani Alves un giocatore incredibile, importante nello spogliatoio. C’era questo mix che doveva trovare l’amalgama. Con queste individualità in Italia si vince, anche se abbiamo dovuto lottare e non è stato semplice. Al secondo anno i giocatori si conoscevano, Pjanic che era on fire, Khedira che di solita era sempre infortunato e non si è mai infortunato in quella stagione e io non ho più giocato (ride ndr). I tre dietro erano fenomenali, Alex Sandro era al suo miglior livello. In quella stagione è stato raggiunto un livello altissimo e poche squadre potevano batterci, lo sentivi che il gruppo andava tutto nella stessa direzione. Si voleva solo vincere, una sconfitta era la fine del mondo, una cosa mai vista. Abbiamo battuto il Barcellona, ma abbiamo pensato di poter andare fino in fondo contro il Lione. A Lione, finiamo in dieci perché vengo espulso, dominiamo, vinciamo con un tiro incredibile di Cuadrado e lì pensiamo di poter arrivare fino in fondo. Davanti avevamo qualità incredibili, quando hai Mandzukic, Higuain ,Dybala sai che basta un’occasione davanti, un episodio per fare gol”.