Non si giudica un giocatore da un errore. De Gregori ci ha fatto un capolavoro della musica italiana, Fagioli invece ha semplicemente posto una pietra importante all'interno del suo percorso. Che resta meraviglioso, sia ben chiaro e totalmente cristallino. Il centrocampista bianconero non ha certamente vissuto la sua settimana migliore: i suoi occhi dopo l'errore con la Lazio avevano già colpito, le lacrime in seguito alla sostituzione di Reggio Emilia hanno semplicemente squarciato il cuore di tanti tifosi. Disperarsi però vuol dire avere un sentimento profondo: tenerci, eccome, a quel quarto posto e in generale alla squadra nel momento più duro da almeno 16 anni. 

CORSI E RICORSI - Nicolò Fagioli, nel 2006, aveva 5 anni compiuti e probabilmente era alle prime armi con i sogni. Poco dopo avrebbe voluto giocare a calcio, successivamente ha iniziato a vedersi in maglia bianconera, centrocampista di una Juventus di vittorie, di lotta e governo, fedele al dna. Ed è proprio per questo che Nicolò dovrebbe sorridere: ci è riuscito, prendendosi un posto quando erano in pochi a crederci e il percorso scelto per lui da Allegri era oggettivamente in salita. Ha raggiunto la trentunesima giornata e ha portato a casa prestazioni semplicemente incredibili. Mostrando un talento unico, com'è unica la capacità di venir fuori dalle difficoltà in campo. Bene: il prossimo passo è smarcarsi anche dalle emozioni più forti, tipo la frustrazione di ieri sera. L'errore non cancella nulla. L'errore è una parte fondamentale del processo. La Juve, più di tutti gli altri, lo sa benissimo.