Accade puntualmente ogni volta che allo stadio “Franchi” è in cartellone la sfida con la Juventus. La scellerata tradizione è stata rispettata. Sui muri dell’impianto sportivo toscano le ormai stantie e puzzolenti scritte per infangare i caduti all’Heysel con l’aggiunta, questa volta di una dicitura da brividi per tutto lo sport mondiale : “Scirea brucia all’inferno”. Fatti coprire, poi, dalla dirigenza della Fiorentina, quando ormai la vergognosa offesa aveva fatto il giro del mondo. Dentro lo stadio, in curva Fiesole, un coro che vorrebbe essere una sorta di sfottò ma che in realtà è un inno alla sragione “Amo Liverpool”. È la risposta, selvaggia, al gesto di grande civiltà che capitan Chiellini a nome di tutta la società bianconera, aveva compiuto andando a depositare un mazzo di fiori proprio sotto il settore ultras viola come omaggio alla memoria del grande e onesto Astori. Seguito dai cori e dagli applausi al minuto 13 di tutto il settore ospiti bianconero. Esempi virtuosi, macchiati a fine partita da altrettanti idioti che han poi pensato bene di reagire insultando i tifosi viola tirando in ballo in senso spregiativo la razza ebrea.
Ci aveva provato e ci stava riuscendo Pier Cesare Baretti, l’unico presidente della Fiorentina il quale con un lavoro capillare di convincimento e di persuasione aveva imposto regole ferree e precise per una svolta davvero rinascimentale della tifoseria viola con lo scopo ultimo di trasformare la passione in un movimento “pro” e non “contro”. Il progetto di Baretti morì insieme con lui precipitando dal cielo su un piccolo aereo da turismo. E con l’arrivo di Vittorio Cecchi Gori e le sue sceneggiate in piedi sulla balaustra della tribuna un fuoco tornò a essere un incendio di proporzioni apocalittiche.
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