Finalmente si sta per tornare in campo. Tra qualche ora verrà ufficializzato il nuovo calendario, compreso di tutti i recuperi, ma intanto i primi provvedimenti sono già arrivati: porte chiuse di qui al 3 aprile, dice decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri e Juve-Inter - in attesa dell'ufficialità - che si giocherà domenica alle 20.45 in uno Stadium vuoto. Ma non è stato così semplice, anzi l'unità di intenti si era persa già in partenza. 

FURIA LOTITO - Come scrive la Gazzetta dello Sport, l’inizio della discussione fra i diversi club era stato all’insegna del vittimismo e di chi si sentiva più penalizzato degli altri dalle porte chiuse. A quel punto, però, il presidente della Lega Paolo Dal Pino ha detto: se continuate così, me ne vado in Federcalcio a dire che non siamo capaci di andare avanti. In quel momento, c’è stato il ricompattamento con la decisione unitaria. Anche e soprattutto un Lotito infuriato aveva complicato il tentativo di ricucire gli strappi, tanto che - scrive la rosea - le sue parole si sono udite forti e chiare fuori dal Consiglio, convinto com’era dell’idea che non fosse giusto scegliere a priori le porte chiuse, e proponendo la strada di decisioni - sentendo i vari Prefetti - caso per caso, città per città. E non solo: alcune ricostruzioni, poi smentite categoricamente, avevano riferito anche di un vivace scambio di battute fra Lotito e Percassi sul famoso Atalanta-Lazio. Ma l'alternativa alle porte chiuse era una sola: rinviare e quindi far saltare tutto, probabilmente il campionato. Il Governo ha così tracciato la strada e si è deciso per le porte chiuse, con la Figc garante finale della decisione della Lega.

Sconcerti: 'I padroni accendono la guerra ma non la fanno, vero Zhang?'
IL CASO DAL PINO - Al tavolo, ieri, c’erano soprattutto il presidente Dal Pino, il suo accusatore Marotta e il suo elettore ed ex amico Lotito, con cui come si è detto non è stato facile arrivare a una linea comune. La tensione ha portato Dal Pino, bersagliato da Marotta e Zhang, a pensare di mollare tutto, a dimettersi. Una decisione rientrata, nonostante la pressione di Lotito, impuntatosi perché si continuasse a giocare con il pubblico nelle zone che non sono considerate a rischio e per non far posticipare la 27esima giornata a maggio, rinviando la sfida con l'Atalanta (oggi certamente più spossata dalla Champions e senza tifosi sugli spalti). Nel caos si sono alzati i toni, ancora una volta. Ciò che resta è l'immagine di una Serie A che riparte dopo la confusione, con Dal Pino alla guida, "tradito dagli amici" e dalla voglia di valorizzare i diritti tv, perdendo di vista l'aspetto sportivo della crisi, scrive il Corriere dello Sport.