Una storia di successi, sorrisi ed emozioni. Beppe Furino racconta il 'suo' Giampiero Boniperti, a margine della presentazione del libro 'Boniperti', a cura del fotografo Salvatore Giglio, Nicola Calzaretta e Italo Cucci, in uno spaccato di passato bianconero che gli fa luccicare ancora oggi gli occhi. In esclusiva per IlBianconero.com, il suo ricordo di una squadra che ha segnato un'epoca del calcio italiano. E di un amore, quello per la Juventus, che insieme al Presidente condiva le sue giornate da capitano. 

Quanto c'è ancora di Boniperti in questa Juve? E il cuore di Furino?
Non credo molto, sono due modi di essere diversi. Però la maglia bianconera è sempre la stessa, la passione dei tifosi è la stessa, così come quella dei dirigenti. Due modi diversi: entrambi competitivi, entrambi importanti.

Tutto sugli infortunati: quando torna la BBC, le ultime su Bernardeschi
Ci spiega perché la storia della Juve è così visceralmente legata a Boniperti?
Il rispetto del passato ti fa apprezzare quello che hai: Boniperti è una pietra miliare della Juventus. 

La Juve oggi: battuta d'arresto, ma la squadra resta molto forte. 
Sono sempre in alto, non deve 'saltare'. Questo è un momento non particolarmente entusiasmante dal punto di vista fisico. Ma sarà certamente in grado di arrivare dove vuole. Tutto è preparato, tutto era previsto. Mi stupirei fosse il contrario. 

Chiudiamo con un aneddoto sul presidente Boniperti. 
Se soffriva davvero così tanto? Aveva sempre bisogno di confrontare le sue idee con le persone che stimava di più, che riteneva più credibili. Avevamo lo stesso modo di vedere il calcio: qualche volta mi è capitato di dirgli 'Stia tranquillo, che vinciamo'. E non erano partite banali: erano gare importanti.