Beppe Furino, storico capitano della Juventus, ricorda Francesco Morini

DISPIACERE - "Sono un po' magonato. Un altro pezzo della mia Juventus che se ne va. Dal punto di vista sportivo era un giocatore eccellente, un difensore completo e dotato di tutto quello che deve avere un difensore. Qualità tecniche, agonistiche e mentali. Giocava incollato al centravanti che, a quel punto, non la vedeva più. E non aveva punti deboli: poteva giocare contro quelli piccoli e sguscianti, i bistecconi grandi e grossi, quelli tecnici o quelli che sfondavano, li fermava tutti. Cattivo? No, per nulla. Era un difensore vero, per cui l'entrata era sempre decisa, il contrasto duro, significativo, mai entrato con la gamba molle in vita sua, ma niente scarpate o scorrettezze maliziose. Repertorio da uomo vero, quello sì". 

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IN CAMPO - "Lui era lo stopper, cioè il difensore centrale, io facevo per lo più il mediano, ma con compiti di copertura. Spesso quindi dovevamo coordinarci nella stessa fase di gioco, per esempio scambiandoci gli uomini. E avevamo la fortuna di capirci con uno sguardo: non c'era mai bisogno di parlare o urlarci qualcosa, bastava uno sguardo e lui capiva me, io capivo lui, così interpretavamo la situazione senza sbagliare i posizionamenti. Quando incontri uno così è una fortuna. Lui capiva di calcio, anzi capiva il calcio. Quindi si muoveva sempre con intelligenza, raramente usava la forza bruta. Era sempre ben posizionato".

IL PRIMO INCONTRO - "Siamo arrivati alla Juventus insieme nel 1969, io venivo dai prestiti a Savona e Palermo, lui era uno dei ragazzi di una Sampdoria giovane e terribile per qualità e dinamismo. Abbiamo fatto subito amicizia. Si abbinava abbastanza bene con Salvadore che era meno dinamico e più bloccato come difensore, mentre Morini si muoveva molto di più. Poi con Scirea era tutto più facile, ma non solo per Morini. Scirea era un difensore con qualità da grande centrocampista, per cui avanzava sempre e così io e Morini chiudevamo dietro di lui. Era un meccanismo perfetto". 

MAI FATTO UN GOL - "Esorcizzava con una risata il suo grande cruccio. Diceva: non ho mai fatto gol, ma non ho neanche mai tirato in porta. E rideva di gusto. Ma in realtà ci soffriva. Mi ricordo quando scorrendo i marcatori di giornata scopriva qualche goleador improbabile. Imprecava sempre: ma guarda un po’ se deve aver fatto un gol quello lì e io no. Poi ci rideva sopra, ma era chiaro che era un argomento spinoso. Ma la verità è un'altra. Lui con i piedi non se la cavava mica male. Ricordo quando saliva e partecipava alla manovra senza sfigurare affatto. Con i gol è stato sfortunato, ma Morini è stato un grande calciatore e un calciatore completo".

DA DIRIGENTE - "Bravo, sempre molto discreto. Ma di lì a poco ho smesso anche io, quindi poi l'ho frequentato da amico. Lui e Boniperti avevano in comune la caccia: due appassionati veri. E Morini sparava bene, grade mira. Un giorno arriva al campo di allenamento, apre il bagagliaio ed è pieno di fagiani! Si mette a ridere e dice: io e il presidente siamo andati a caccia, gran bottino! E distribuisce fagiani a tutti. Poi scoprimmo che erano andati in una riserva particolarmente ricca e lo prendevamo in giro: avete sparato in una voliera!".