DISPIACERE - "Sono un po' magonato. Un altro pezzo della mia Juventus che se ne va. Dal punto di vista sportivo era un giocatore eccellente, un difensore completo e dotato di tutto quello che deve avere un difensore. Qualità tecniche, agonistiche e mentali. Giocava incollato al centravanti che, a quel punto, non la vedeva più. E non aveva punti deboli: poteva giocare contro quelli piccoli e sguscianti, i bistecconi grandi e grossi, quelli tecnici o quelli che sfondavano, li fermava tutti. Cattivo? No, per nulla. Era un difensore vero, per cui l'entrata era sempre decisa, il contrasto duro, significativo, mai entrato con la gamba molle in vita sua, ma niente scarpate o scorrettezze maliziose. Repertorio da uomo vero, quello sì".
IL PRIMO INCONTRO - "Siamo arrivati alla Juventus insieme nel 1969, io venivo dai prestiti a Savona e Palermo, lui era uno dei ragazzi di una Sampdoria giovane e terribile per qualità e dinamismo. Abbiamo fatto subito amicizia. Si abbinava abbastanza bene con Salvadore che era meno dinamico e più bloccato come difensore, mentre Morini si muoveva molto di più. Poi con Scirea era tutto più facile, ma non solo per Morini. Scirea era un difensore con qualità da grande centrocampista, per cui avanzava sempre e così io e Morini chiudevamo dietro di lui. Era un meccanismo perfetto".
DA DIRIGENTE - "Bravo, sempre molto discreto. Ma di lì a poco ho smesso anche io, quindi poi l'ho frequentato da amico. Lui e Boniperti avevano in comune la caccia: due appassionati veri. E Morini sparava bene, grade mira. Un giorno arriva al campo di allenamento, apre il bagagliaio ed è pieno di fagiani! Si mette a ridere e dice: io e il presidente siamo andati a caccia, gran bottino! E distribuisce fagiani a tutti. Poi scoprimmo che erano andati in una riserva particolarmente ricca e lo prendevamo in giro: avete sparato in una voliera!".