LAVORARE IN CANTIERE - "Molto. Ho lavorato anche ai mercati generali, poi ho fatto il muratore, il serramentista, o riparavo i tetti. Mi alzavo all’alba, anche con il gelo: era durissima. Ma è stato molto formativo. Lavoravo e giocavo per arrotondare, poi quando mio padre è rimasto disoccupato è arrivata la spinta in più: aveva fatto tanti sacrifici per me e dovevo ricambiare. La famiglia è tutto. I tatuaggi? Tutti per la famiglia, il percorso della vita. Sono figlio unico, io spero di farne tanti. Ho una fidanzata di Verbania che c’era già quando non avevo nulla, se arriverò in alto lo condividerò con chi c’era già prima".
IL CARATTERE - "Ho preso da mio padre, e dalla rabbia che ho dentro. E’ una rivincita per me. Ho trovato porte chiuse, nei settori giovanili di Torino e Alessandria non ho avuto spazio. Voglio impormi. Ultimo a mollare? E’ il mio motto di vita, in campo e fuori: sono così. E mi impegno con Edu, una onlus che raccoglie fondi per lo sviluppo didattico di chi ha bisogno. In A? Le differenze ci sono e sono enormi, io cerco di migliorarmi in allenamento, perché voglio arrivare ed essere qualcuno. La voglia di fare sacrificio non mi manca. E mi sono anche sorpreso da solo, non pensavo di avere un impatto così in Serie B".
VALORE - "10 milioni? Sono tanti soldi... Se dicono così, vuol dire che credono tanto in me e mi fa piacere".