Alla fine, si tratta di tessere una tela. Di farla sottile, da renderla quasi impercettibile. Eppure forte, resistente, uno strato tale da evitare beffe e quindi il destino di Penelope. Lei, in attesa del suo Ulisse; la Juve, in attesa di chiudere De Ligt al Bayern alle proprie - più o meno - condizioni. Tant'è: alla fine tutti provano a vivere (e vincere) felici e contenti, tutti soprattutto sono pronti a una nuova avventura. Quella bianconera ha il mezzo sorriso di Bremer, oggi stravolto dalle emozioni, in attesa di ritrovare il suo elemento vitale. Il campo.

INCONTRI E CHIAMATE - E' stato un lavoro lungo e veloce. Due termini che sanno incastrarsi solo nel mercato. "Lungo" perché gli occhi bianconeri sono sempre rimasti fissi su Bremer, con tanto di richiesta di informazioni a gennaio (quando era incedibile); "veloce" perché poi il blitz è arrivato nelle indecisioni dell'Inter, quando da una parte sembrava tutto scontato e dall'altra il nervosismo iniziava a farsi sentire. La Juve ha visto Gleison poco prima di fare l'affondo formale e poi decisivo: ha richiesto il polso della situazione, individuando le prime crepe che poi hanno buttato giù il muro di Marotta. Una volta colta la possibilità di inserirsi, i bianconeri hanno messo sul piatto un rilancio a cui era impossibile dire di no. Bremer, inizialmente dubbioso per la parola data all'Inter, ha dribblato tutti i sì fino a venerdì scorso, quando la Juve ha alzato la posta. A quel punto, non c'era più margine di manovra per Marotta, che ha sentito immediatamente puzza di bruciato. Nota a margine: l'ultima telefonata? Proprio di Gleison, stavolta a Chiellini, nelle ore del suo debutto con il LA. Giorgio gli ha dato una benedizione formale: la 3, a quel punto, è diventata sua.