SUDORE - "Ha giocato perché ho visto cose importanti, ricordi di due o tre anni fa. Ha fatto bene. Non c'era niente di personale nella scelta" ha ribadito ancora Sarri, avvalorando la nostra tesi. Higuain non si è mai messo in discussione dal punto di vista del mercato, consapevole quasi, che se avesse dimostrato di essere Higuain non avrebbe avuto rivali. Non certo perché è simpatico, ma sostanzialmente perché è forte. Ed il talento, come lo stesso Pipa ha fatto vedere negli anni, è quello che differenzia i buoni giocatori dai campioni. Contro il Napoli, anche se Sarri non era lì a pochi passi da lui, Higuain ha fatto vedere cosa voglia dire "ricordi di due o tre anni fa". Ha fatto vedere, ancor più, che dietro le logiche dei bilanci, degli stipendi, dei rumors, il calcio è ancora fatto di professionisti: che si vogliono anche bene, per carità, ma che, soprattutto, comprendono il valore del proprio mestiere.
Higuain si è ripreso la Juve da solo: il rapporto con Sarri non ha condizionato le scelte
C'erano domande che erano rimaste in sospeso per troppo tempo. Si percepiva nell'aria, dopo le prime due uscite di campionato della Juventus. Il vuoto lasciato da Maurizio Sarri si è fatto sentire, forse più fuori che dentro le mura della Continassa: la chiusura del mercato, senza la possibilità di sentire l'opinione del tecnico, ha creato un accumulo di domande che oggi, che Sarri è tornato, sono state sparate a raffica. E Sarri è stato al gioco, felice di essere di nuovo in panchina e, perché no, vista la sua inclinazione dialettica, anche in sala stampa. A domanda è arrivata una risposta, facendo così parziale chiarezza su alcune losche situazioni che l'estate ha fatto montare: tra le tante, anche la conferma di Gonzalo Higuain aveva bisogno di essere sciolta.
SENZA SCONTI - "Higuain uomo di fiducia? Non la metterei così: non lo mettevo in campo per rapporto personale, al Chelsea non giocava e c'era Giroud" ha detto Sarri, mettendo a tacere chi ha sempre creduto che facesse figli e figliastri, quando si toccavano i suoi pupilli. Ed il Pipa, un pupillo lo è per davvero: questo però non ha impedito al tecnico di mettere una certa distanza professionale. Anzi, il rapporto che li lega è servito - effetto boomerang - più ad Higuain stesso: dopo un'annata buia, quale squadra è meglio della Juventus, con Sarri accanto, per rilanciarsi. Ecco, sì, c'è del tenero tra i due, ma quel tenero che motiva, non che privilegia.
SUDORE - "Ha giocato perché ho visto cose importanti, ricordi di due o tre anni fa. Ha fatto bene. Non c'era niente di personale nella scelta" ha ribadito ancora Sarri, avvalorando la nostra tesi. Higuain non si è mai messo in discussione dal punto di vista del mercato, consapevole quasi, che se avesse dimostrato di essere Higuain non avrebbe avuto rivali. Non certo perché è simpatico, ma sostanzialmente perché è forte. Ed il talento, come lo stesso Pipa ha fatto vedere negli anni, è quello che differenzia i buoni giocatori dai campioni. Contro il Napoli, anche se Sarri non era lì a pochi passi da lui, Higuain ha fatto vedere cosa voglia dire "ricordi di due o tre anni fa". Ha fatto vedere, ancor più, che dietro le logiche dei bilanci, degli stipendi, dei rumors, il calcio è ancora fatto di professionisti: che si vogliono anche bene, per carità, ma che, soprattutto, comprendono il valore del proprio mestiere.
SUDORE - "Ha giocato perché ho visto cose importanti, ricordi di due o tre anni fa. Ha fatto bene. Non c'era niente di personale nella scelta" ha ribadito ancora Sarri, avvalorando la nostra tesi. Higuain non si è mai messo in discussione dal punto di vista del mercato, consapevole quasi, che se avesse dimostrato di essere Higuain non avrebbe avuto rivali. Non certo perché è simpatico, ma sostanzialmente perché è forte. Ed il talento, come lo stesso Pipa ha fatto vedere negli anni, è quello che differenzia i buoni giocatori dai campioni. Contro il Napoli, anche se Sarri non era lì a pochi passi da lui, Higuain ha fatto vedere cosa voglia dire "ricordi di due o tre anni fa". Ha fatto vedere, ancor più, che dietro le logiche dei bilanci, degli stipendi, dei rumors, il calcio è ancora fatto di professionisti: che si vogliono anche bene, per carità, ma che, soprattutto, comprendono il valore del proprio mestiere.
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