Barça-Juve è stata davvero ‘la prima’ del Maestro? Se lo è stata senz’altro per i molti prevenuti nei confronti di Pirlo allenatore, non lo è stata certo per i lettori fedeli di questa rubrica. Per quanto mi riguarda, infatti, ‘la prima’ vera di Pirlo rimane Juve-Novara. La primavera bianconera. Si era già visto tutto allora. Già in quell’unica amichevole precampionato, quando tutti ancora si concentravano stoltamente sulla prossemica e sui sussurri del Maestro, noi qui sopra avevamo segnalato la ‘mano pesante’ del tecnico bresciano: princìpi e sistema di gioco. Ci interessava soprattutto far parlare il linguaggio del calcio, la sintassi del gioco, la sua essenza specifica separandola dalla fuffa dei cliché. Potete recuperare i miei articoli e controllare coi vostri occhi.
Poi è venuto il tempo delle prove (i volti nuovi erano tanti), degli infortuni, delle assenze per Covid, dei pareggi, la sconfitta significativa coi blaugrana a Torino... In sostanza, a Pirlo è bastato accumulare un minimo di esperienza sul campo per apportare le migliorie necessarie (ritocchini, accorgimenti, svolte decisive benché impercettibili) per uno scopo preciso: battere il Barcellona e passare la fase gironi in testa al proprio gruppo. Non è che Pirlo è nato pronto, molto più semplicemente capisce prima e soprattutto per obiettivi importanti. O meglio, capisce per tempo, proprio come faceva in campo. Make up the rules as we go along: questa è una forma di intelligenza che nessun patentino conferisce. Il privilegio di chiamarsi Pirlo è, facciamocene tutti una ragione, fondato. In questa gallery ho raccolto alcune chicche di Barcellona-Juve. Cos’ha voluto dire tenere in panchina Rabiot e Bentancur al Camp Nou. Cosa ha spinto il Maestro a sorprenderci di nuovo.