Ora io, con il consenso di Chiné e degli altri, poiché Chiné è uomo d'onore, e anche gli altri, tutti gli altri sono uomini d'onore... Io vengo a parlarvi della Juve morta. Era a me cara, era a me amica la squadra, anche se Chiné afferma che era sleale e Chiné è uomo d'onore. Sì è vero, la Juve era ambiziosa e nove volte di seguito imperò in Italia, senza pietà alcuna. Merito, fortuna, alterigia? Tuttavia Chiné afferma: “Né merito, né fortuna! Sotterfugio!”. E Chiné è uomo d'onore.
No amici... No, amici... Non fate che sia io a sollevarvi in questa tempesta di ribellione, lontano dagli stadi, dalla televisione. Uomini d'onore sono coloro che hanno lacerato la Juve e io non sono l'oratore Chiné, ma un uomo che amava la sua squadra e che vi parla semplice e schietto di ciò che voi stessi vedete e che per se stesso parla. Perché s'io fossi Chiné o uno qualsiasi dei giudici e loro me, mi vedreste a squassare i vostri spiriti e ad ogni coltellata al petto bianconero donare una lingua così eloquente da spingere le pietre di Roma, di Torino, Milano, a sollevarsi e ricadere sui lapidatori, sugli accoltellatori.