A comunicargli ciò che era accaduto, con grande prudenza, è stato Giampaolo. Il figlio di Boniperti sapeva che suo padre avrebbe patito troppo nel ricevere una simile comunicazione in maniera formale dalla voce della sua vecchia e inseparabile segretaria, al telefono. E’ necessaria la presenza di una persona che sappia condividere il dolore. Quando se ne va un amico.
Impossibile non provare rispetto e tenerezza per un uomo di altri tempi come Romolo. Della sua morte ho avuto comunicazione da Darwin Pastorin il mio “fratello-collega” il quale, come me, ha avuto la fortuna di poter percorrere per intero e per sedici anni filati la strada costellata dai trionfi bianconeri in compagnia anche di questo personaggio davvero unico per la sua diversità nel mondo del calcio degli effetti speciali e delle esagerazioni. L’”ombra” di Vicpaleck, poi di Parola, soprattutto di Trapattoni, poi di Marchesi per finire con il passaggio di testimone a Gaetano Scirea. E, guarda caso, la funzione del commiato domani avverrà nella medesima chiesa dove si celebrarono i funerali del grande campione che, a livello umano e di sobria serietà, somigliava molto all’allenatore scomparso.
Non lo dimenticheranno mai i giocatori che con lui hanno avuto la fortuna di lavorare. Per ciascuno di loro era il punto di riferimento e il confidente. In particolare per quelli più “brighella” come Marocchino che, puntualmente “cazziato“ dal Trap, veniva consolato ed “educato” da “zio” Romolo, ma anche per campioni come Platini e Boniek i quali malgrado la loro grandeur accettavano i suoi consigli come fanno i ragazzini con le persone di una certa età e di esperienza. Era infine, grande intenditore di calcio, seppure privo di quel crisma e di quella presunzione che gli avrebbero permesso di arrivare professionalmente a livelli ben più alti. Ma a lui andava bene così, nel suo ruolo di “vice” spesso più importante e utile di quelli da “uomo solo al comando”. Chapeau e una tenera carezza a una persona rarissima e per bene.
@matattachia