Ora, nel campo avverso, tutti guardano alla Juventus, con un misto di rabbia e sfottimento (quelli ci sono sempre), ma anche con un senso di opportunità. Gli unici a starsene in disparte, frastornati dal caos societario, sono i romanisti. E gli atalantini, quasi troppo appagati o, forse, soltanto più concentrati su se stessi.
L’opportunità, secondo loro (napoletani, interisti in primis) non gliela offrono i cambiamenti avvenuti o annunciati nelle proprie squadre, ma quelli nella Juve: in fondo sono, da tempo, condannati a guardare sempre in casa bianconera per sapere chi sono. Trovano la propria identità (positiva, negativa, incerta ecc.) solo misurandosi sulla Juventus. Così non cercano di veder il bicchiere mezzo pieno nei progetti (acquisti, cessioni, cambiamenti societari…) delle loro squadre, ma il bicchiere mezzo vuoto in quella della Juventus.
Il fatto è che ADL è altamente imprevedibile, Sarri, il primo anno a Napoli, ottenne migliori risultati di Ancelotti e la squadra incontrò qualche difficoltà solo il primo mese.
Per adesso, la Juve resta oggettivamente, la più forte e avrà, molto probabilmente, un Sarri meno sarriano. Un Sarri che assomiglia di più alla seconda parte stagionale del Chelsea, quando il teorico e il tattico sono venuti a patti con il realista.
La tuta, la sigaretta, lo stecchino e anche John Fante non fanno testo. Anche perché i libri dello scrittore italoamericano, ormai, Sarri li ha letti tutti.