L’inchiesta della procura federale è soltanto agli inizi, ma i dubbi non sono per nulla svaniti. Il caso dei positivi europei della Lazio, diventati negativi nel weekend di Serie A e poi di nuovo positivi per la Champions League è ancora pieno di domande. La procura della Figc ha aperto un’inchiesta e sta raccogliendo tutto il materiale necessario, mentre le parti si sono già scaldate. 

Ieri Massimiliano Taccone, direttore del laboratorio Futura Diagnostica di Avellino e "uomo dei tamponi" della Lazio è intervenuto a più riprese, spiegando: "Abbiamo effettuato tamponi nella giornata di venerdì 30 ottobre che hanno evidenziato sette positività tra giocatori e staff. Come da protocollo i positivi sono stati isolati. Il giorno seguente c’è stato un secondo giro di test del gruppo squadra, con l’eccezione dei positivi già isolati, e sono risultati tutti negativi e dunque a disposizione per la gara di Torino. In quell’occasione abbiamo effettuato anche dei test sierologici che non hanno evidenziato anomalie nemmeno tra alcuni dei giocatori fermati dall’Uefa prima della sfida con il Brugge. Lunedì 2 novembre abbiamo svolto altri tamponi su 75 persone, circa un’ora e mezzo dopo quelli effettuati dal laboratorio utilizzato dalla Uefa. Lo facciamo sempre per le gare europee. Stavolta non ci siamo trovati su tre esami: due giocatori, che per loro erano positivi da noi erano negativi, un altro, ha invece evidenziato una lievissima positività al gene N, che alcuni laboratori non cercano perché non è specifico del Covid-19. Ovviamente lo abbiamo segnalato alla Lazio e il nostro lavoro è finito lì". E infine ha aggiunto: "Se la squadra fosse stata mia avrei fatto giocare Immobile anche in Russia. Ma la Lazio, che ha sempre rispettato i protocolli al cento per cento, ha preferito la cautela".

Juve, col Ferencvaros esordio in Champions per un giovane
Questo gene N si riferisce al tampone di Ciro Immobile, trovato positivo anche al controllo Uefa e quindi rimasto a Roma per le due gare infrasettimanali, ma in campo e in gol contro il Torino. Lui così, con Strakosha e Leiva, invece, che sono negativi nei tamponi “italiani” e positivi per l’Uefa. Il che ha fatto scattare la visita a Formello degli ispettori provenienti da Avellino. 

Il d.s. Igli Tare, ieri sera, ha sentenziato: "Se ci sarà con la Juve? Sì, pensiamo possa giocare perché il tampone fatto mezz’ora dopo quello dell’Uefa era negativo, così come quelli di Leiva e Strakosha. È un caso simile a quanto accaduto all’Inter con Hakimi". Per la Lazio quel «positivo» e quel «debolmente positivo» è diventato «negativo». Peraltro, sottolinea la Gazzetta dello Sport, nelle novità del protocollo aggiornato la scorsa settimana dalla Federcalcio si fa riferimento - in quel caso per i tamponi antigenici - all’equiparazione debolmente positivo uguale positivo. E la vicenda si infittisce, con la rabbia crescente di Cairo, presidente del Torino, che ha inviato alla Figc un esposto relativo a eventuali violazioni del protocollo nell'ultimo turno di campionato. La Procura studia documenti e cerca di capire se ci sia stato il via libera dell’Asl. La procura diretta da Giuseppe Chinè, chiosa la rosea, "si muove nel recinto definito dalle norme introdotte dal consiglio federale lo scorso 8 giugno, he prevedono una gradualità delle sanzioni, dall’ammenda fino addirittura all’esclusione dal campionato, passando per penalizzazione di punti e retrocessione all’ultimo posto. Finora i casi affrontati hanno portato a sanzioni minime: Paolo Maldini ha patteggiato un’ammenda per essere entrato nello spogliatoio dell’arbitro senza mascherina. Mentre il Ceo della Roma, Guido Fienga, è stato inibito per 30 giorni per non aver raccolto l’invito del Napoli al San Paolo di far spostare alcuni giocatori dalla panchina alla tribuna per osservare il distanziamento". L’eventuale violazione relativa a una rottura non autorizzata dell’isolamento, circostanza naturalmente da dimostrare in sede di giustizia sportiva, avrebbe un livello di gravità decisamente superiore. Il caso si infuoca.