Sulle pagine dei giornali di questa mattina, da Gazzetta dello Sport al Corriere della Sera, compaiono alcuni stralci dell’udienza di fronte ai PM, nell’ambito dell’inchiesta Prisma, di Maria Cristina Zoppo, componente del collegio sindacale della Juventus dal 29 ottobre 2021 fino al 5 gennaio scorso, data delle dimissioni. Zoppo racconta di essersi sentita, nello svolgere il lavoro di controllo all’interno del Cda bianconero: “Quasi sbeffeggiata. colpita e attaccata, per qualcosa che Juventus stessa aveva fatto”.
 
Zoppo parla ai pm torinesi per oltre 5 ore e racconta l’aria nelle alte sfere del club bianconero, mesi di riunioni e discussioni fino alla delibera Consob sulla non conformità del bilancio al 30 giugno 2022: “Era la tempesta perfetta”.
 
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Prosegue l’ex sindaca: “Da settembre in poi c’è stata un’escalation di momenti di gestione societaria su cui io non riuscivo più a capire perché ci si volesse incanalare in un processo di valutazione di poste di bilancio oggettivamente poco condivisibile. Noi eravamo venuti a conoscenza dell’esistenza delle carte della Procura che evidenziavano un breach nei sistemi di controllo (side letter)». Il progetto di bilancio sarà poi approvato dal CdA “senza avere contezza dell’esito dell’attività del revisore. In 20 anni di lavoro non ho mai visto una quotata che non recepisce i rilievi di una società di revisione”. Secondo la valutazione personale di Zoppo, “accettare i rilievi avrebbe sgonfiato la linea difensiva in sede penale”.
 
Prosegue poi la ricostruzione del clima e dello scontro interno, dal Corriere: Il consiglio vuole spostare l’assemblea, ma «senza alcun impegno o previsione» di rivedere i conti: «su questo punto è iniziato lo scontro, il challenge con il cda». C’era il rischio di eventuali sanzioni sportive: «Al collegio sindacale non interessava nulla questo, perché se un bilancio è non corretto, è non corretto». Altra anomalia: «Non mi è capitato che gli Avvocati avessero un peso così significativo». Dunque, i sindaci chiedono di modificare il bilancio, per le manovre stipendi («trovino diverso trattamento»). Sulle plusvalenze invece: «Abbiamo parlato con il revisore e abbiamo ritenuto che il metodo da lui utilizzato conducesse ad esiti non irragionevoli».
 
Il 25 novembre Zoppo riceve da Marilungo la notizia delle dimissioni e nel cda –“tesissimo” -, di tre giorni dopo: domanda più volte che venga letta la lettera di dimissioni di Marilungo, come dalla stessa richiesto, ma non viene ascoltata: «Loro volevano spingere ad arrivare subito alla deliberazione, approvare il bilancio». Prende la parola: «Permettete al revisore di pronunciarsi». Lì, con i sindaci collegati da remoto, per 50 minuti «viene interrotto l’audio della riunione». Protesta: «Quanto ci mettete a fare la traduzione di due pagine?». Domanda dei pm: di fatto vi hanno estromesso dal consiglio? Risposta: «Eh». Alla ripresa, i sindaci vengono sottoposti a una serie di domande, con un senso: «Metterci in cattiva luce e crearci una forte sensazione di disagio. Anche Forte (altro sindaco dimessosi, ndr) era in difficoltà. Questa è stata una mitragliatrice».