SE HA TEMUTO SUBITO IL PEGGIO - "Dalle immagini che ho visto devo dire che purtroppo ero quasi certo. In questi anni abbiamo studiato molto i video legati anche a questo tipo di infortuni. Quando ho visto che ha messo giù il piede in quel modo e con quel rimbalzo del ginocchio ho immaginato cosa stava rischiando".
DINAMICA DELL'INFORTUNIO - "E’ una questione di posizione e carichi. Il tempo sufficiente per rompersi il legamento crociato è inferiore a mezzo secondo: 200 millisecondi. In quel margine ci sono tutta una serie di movimenti che portano a questa condizione. In questo caso la compressione e la rotazione del ginocchio ha determinato la rottura. Ancora una volta non c’è stata la rottura per un intervento diretto esterno di un avversario, lui è stato semplicemente perturbato nel senso che dopo un contatto ha alterato il suo schema motorio. Non c’è stato un trauma diretto. In un istante il difensore si è trovato in una posizione che non si aspettava. Almeno nel 70% dei casi dei crociati rotti non c’è contatto, ci si fa male da soli".
L'INTERVENTO - "La tipologia dipenderà dal chirurgo. A seconda di chi interviene ci sono scelte diverse: nel nostro corpo ci sono tre diversi “pezzi di ricambio”. Il tendine rotuleo (la fettina centrale), i tendini dei muscoli posteriori della coscia e il tendine quadricipitale sopra la rotula".
RECIDIVE - "Sono basse, ci si rifà male una volta su dieci, numeri molto più alti nei ragazzini sotto i 18 anni. Qui siamo a uno su quattro".
ANALOGIE CON DEL PIERO - "L’infortunio al ginocchio di Alessandro fu molto più complesso, con una dinamica anche diversa e decisamente più importante. Impiegò il tempo necessario per recuperare al meglio e tornò il Del Piero di prima, giocando altri 14 anni nella Juventus e vincendo anche il Mondiale".