Dalla serata di Torino non restano neanche le macerie: la Fiorentina ha fatto razzia di ogni minima parte della Juventus che avevamo imparato ad apprezzare, nel suo riaggredire e giocare alta, nel suo provarci con costanza, con il cuore oltre la pochezza del creato. E' stato un tonfo e a spaventare, oltre al rumore di sottofondo, ora sono le complicazioni circostanti: a partire dalla classifica, con un potenziale meno dieci dal Milan che racconterebbe la vera stagione di Andrea Pirlo. Un passo indietro, forse più, dai suoi predecessori. Soprattutto il Maestro, tradito dai suoi grandi saggi. Dall'amico Bonucci, capitano eppure primo ad abbandonare la nave. 

ORRORI - E' partita come la sagra degli errori e Leo ha voluto comprare una vocale: troppo brutta, la prestazione di questa sera. Nelle chiusure affannate su Vlahovic, negli appoggi immaginati e mal concretizzati. E se quello della Juve è un cammino a metà, finora Bonucci in primis non ha dimostrato la continuità che meriterebbe una formazione prima della classe. Le altalene sono divertenti quando e se c'è tempo da buttare, poi arriva l'adolescenza calcistica e quel senso di vuoto da riempire poi andrebbe colmato da intelligenza e lucidità, dall'esperienza accumulata contro fior di bomber e storie da narrare ai nipotini. Gli orrori di Bonucci saranno pure frutti - ancora - di una serata no, di un'amarezza profonda perpetrata dal fallo di Cuadrado in poi. Ma iniziano a essere semplicemente tante le gare gettate al vento, dalla barca e dal nocchiere. 

Juve, Bonucci racconta il rapporto con Pirlo
METTERCI LA FACCIA - Se dopo il Toro era diventato necessariamente il testimonial della risalita, adesso dovrà metterci la faccia pure davanti alle montagne russe. Anche se fa male, anche se con tutti questi punti da recuperare - ah, sono 11 in meno rispetto all'anno scorso - inizia a salire un senso profondo di fatica e scoramento. La Juventus è in ritardo su tutto e non ha senso dire il contrario: testa bassa e pedalare è una frase fatta, e come tutte le frasi fatte resta profondamente vera, perciò da seguire. Vere restano soprattutto le ferite di questa sera: l'errore sul primo gol, la disattenzione sul raddoppio, l'uscita a vuoto sulla terza rete. Non era mai capitato, a Torino, che la Juve perdesse in questo modo. Così male. Era già capitato, a Torino, che il primo ad affondare in mare aperto fosse il diciannove.