Nel frattempo calendari ne sono stati strappati, la barba ha cominciato a crescere, così come le responsabilità. Facile credere, però, che i ricordi siano ancora vividi, come se fosse ieri: la strada che scorre velocemente dal finestrino, il pullmino che dopo la scuola lo aspetta fuori da casa per portarlo a Vinovo. Le porte del centro sportivo che si aprono davanti, gli spogliatoi e le amicizie, compagni in armi con un sogno comune: il calcio professionistico, diventare come gli idoli appesi alle pareti della cameretta sotto forma di poster, indossare la maglia bianconera e giocare in Serie A.
 
Talento naturale, abnegazione, sacrifici – personali e di famiglia -, testa sulle spalle, testardaggine: tutto questo è quello che serve per tirare fuori il sogno dal cassetto, negarlo alla dimensione onirica e renderlo reale come una maglietta appesa negli spogliatoi dell’Allianz Stadium, come un intero impianto che ti applaude quando il mister decide di cambiarti. Tutto questo, Fabio Miretti ha dimostrato di averlo.
 
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Si è strappato di dosso l’etichetta di “sorpresa”, acquisita dopo le ottime prestazioni del finale della passata stagione, per appicciarsi quella di “certezza”. La Juve è certa, Massimiliano Allegri è certo: su Miretti si può contare; sì, può giocare ai livelli richiesti da chi indossa la maglia della Vecchia Signora, e lo dimostra una volta di più la prestazione offerta contro la Roma.
 
Sbraccia come un mimo nella piazza di una grande città, per indicare ai compagni linee di passaggio e movimenti, sintomo di grande personalità. Si smarca nascondendosi al diretto marcatore, vede calcio in verticale, elemento più che raro nella mediana bianconera. Insomma, l’impressione è che, ad oggi, al netto di assenze e nuovi acquisti, questa Juventus non possa fare a meno del classe 2003.
 
C’è un ulteriore elemento che impreziosisce la storia di Miretti: è il nuovo Marchisio. No, ruolo e caratteristiche c’entrano solo fino ad un certo punto. Come lo fu il Principino, oggi è lui il punto di riferimento dei giovani del settore giovanile, di quelli che come lui percorrono chilometri inseguendo il sogno: sì, è possibile fare tutta la trafila e poi debuttare con la prima squadra. La “Next Gen”, appena nata, ha già un uomo simbolo.