I NODI - Come si legge, "dalle motivazioni appare evidente che l’elemento essenziale del procedimento non è più la plusvalenza, ma l’eccessivo ricorso che ne è stato fatto dalla Juventus". E' il comportamento a essere illecito, e non la plusvalenza, che invece non è punibile, così perché si è passati dall’articolo 31 (che regola gli illeciti amministrativi e prevede solo multe e squalifiche per i dirigenti) al 4 (che parla di lealtà, correttezza e probità, per cui invece possono esserci punti di penalizzazione). E qui subentra uno dei nodi legali: "In questo caso però si tratta di una revocazione - si legge - ovvero della riapertura del procedimento precedente per riprendere in secondo grado una sentenza già passata in giudicato (con la Juventus assolta) e questo pone dei limiti: l’accusa può modificare le sanzioni purché siano previste negli stessi capi d’imputazione. Perciò, sebbene la corte arrivi a dire che sono ininfluenti degli eventuali giudizi formalistici, l’eccezione che potranno muovere i legali Juve è che in un processo di revocazione non si possa agire quasi come se fosse un nuovo procedimento".
DOCUMENTI - Importante anche il capitolo riguardante i documenti. Come spiega Gazzetta: "Nelle motivazioni le intercettazioni e il Libro Nero di Paratici sono considerati prove del sistema creato dalla Juve. La difesa punterà ad eccepire che in realtà questi elementi provengono da una sola parte, l’accusa, e non hanno ancora trovato riscontro presso un organo giudicante (l’udienza preliminare dell’inchiesta Prisma sarà il 27 marzo). L’unica volta che sono stati sottoposti a un gip sono state negate le misure cautelari richieste dai pm per Agnelli e altri indagati".