Disorientato. Si deve essere sentito così, Massimiliano Allegri, una volta varcati i cancelli della Continassa, per la sua seconda avventura alla Juventus, e dopo aver preso confidenza con un gruppo totalmente diverso, rispetto a quello con cui aveva avuto a che fare. Una squadra che, alle prime difficoltà, si era sciolta come neve al sole, una squadra, ma non un gruppo. E allora il tecnico livornese è dovuto ripartire dalle basi, passo dopo passo. Il primo: la solidità difensiva. In questo, la Juventus è cresciuta esponenzialmente, lontani i tempi della BBC, ha trovato una nuova quadratura, il “piacere di difendere”.
 
Mancava un pezzo, un principio su cui Allegri ha sempre battuto forte, nelle dichiarazioni pre e post partita, come durante gli allenamenti: la pulizia tecnica, il fondamentale del passaggio, il palleggio per gestire i ritmi della partita. Ieri sera, contro la Sampdoria, la Juventus ha fatto una partita tecnicamente buona, soprattutto nel primo tempo. Grossa parte del merito sta nei piedi e nel cervello di Arthur che ha gestito il pallone in maniera ineccepibile, accelerando e congelando il gioco a seconda dei momenti, senza sbavature.
 
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Inoltre, anche ieri sera Manuel Locatelli ha dimostrato il suo peso in fase offensiva: lo si è detto diverse volte nelle ultime settimane ed è necessario ribadirlo: slegato dalla posizione di play basso, dà il meglio di sé. Nella sfortuna dei tanti infortuni, quindi, un’opportunità che sta mostrando i suoi frutti: sì, Arthur e Locatelli possono giocare insieme. Sì, Arthur e Locatelli devono giocare insieme, perché sono complementari e uno fa bene all’altro. Ci sono volute le assenze ma, come si suol dire, meglio tardi che mai.