Sarri, il belgiochista, non la trasformò in bella e vincente. Conquistò l’ultimo scudetto (l’unico suo) con difficoltà e uscì malissimo dalla Champions. Ci capì poco, non s’integrò, si disinteressò totalmente del mercato con la presunzione che i calciatori, alla fine, sono tutti uguali. L’incomprensione con Chiellini e soci fu patente. Per lui la squadra era “inallenabile”, come disse, forse senza accorgersi che quel giudizio sottintendeva anche la sua incapacità ad allenarla. Sì, ci capì poco. Pirlo non ruvido come Sarri (anzi), coccolato da Ulivieri, dal Presidente Agnelli, illuminato dalla propria fama di ex giocatore, non ci capì nulla. Allenatore prodigio, ma solo sulla carta, acciuffò un quarto posto agli ultimi minuti del campionato, vinse due coppe “minori” e uscì, anche lui, malissimo dalla Champions. I due innovatori, insomma, non ce la fecero.
E, invece, ricade miseramente perdendo in casa col Sassuolo, bruciando le ultime possibilità di scudetto. Il terzo allenatore, appunto, di questa squadra, il terzo fallimento o quasi. Allora, forse appare chiaro che nonostante il parere contrario di molti, sia proprio la rosa che non va. Una difesa invecchiata a cui non basta il fin troppo famoso De Ligt e il cui miglior giocatore resta un tale Giorgio Chiellini. Un centrocampo labile, senza nessuno che sappia cantare e portare la croce (avete presente Barella, Anguissa, Kessié…?) con troppi giocatori inesistenti (Ramsey, Rabiot) immaturi (Bentancur) o potenzialmente forti ma in realtà insufficienti e pasticcioni come Kulusevski. Se poi si continua a vedere uno come Dybala nella propria metà campo o Chiesa all’altezza dei terzini i giochi sono fatti, ma per gli altri.