Resterà nella storia soprattutto per quel gol in Perugia-Juve che consegnò lo scudetto alla Lazio. Era la stagione 99-00 e i bianconeri persero lo scudetto all'ultima giornata. Accadeva oggi, 20 anni fa, ed il marcatore di quel gol, Alessandro Calori, racconta la partita a La Gazzetta dello Sport: "Si poteva giocare? Non saprei, era una situazione difficile da gestire. Penso che Collina chiamasse i suoi superiori, i quali forse gli suggerivano di aspettare. L’arbitro provò spesso a far rimbalzare la palla. Rimanemmo fermi quasi un’ora e mezza, una pausa infinita: dura riprendere"

COLLINA - "A chi telefonava Collina? Lo osservavamo da distante. Credo che parlasse con i designatori o con Carraro, ma sono mie supposizioni".

JUVENTINO DA GIOVANE - "Passione che mi è stata trasmessa da papà, Mario. Il mio modello era Gaetano Scirea. In campo non era un difensore e basta, era un centrocampista aggiunto. Nel calcio di oggi, fondato sulla costruzione dal basso, sarebbe un fenomeno. Fuori dal campo era un leader silenzioso, restio ai riflettori. Un esempio​".

DISPIACERE - "Dispiacere no, ma penso di aver fatto dell’altro, nella vita. Da capitano ho portato per la prima volta l’Udinese in Europa, assieme a giocatori del calibro di Bierhoff, Amoroso, Poggi. A Brescia ho giocato con Robi Baggio, Guardiola, Luca Toni, Pirlo. Da allenatore ho condotto il Portogruaro in Serie B e sempre al Brescia, ma in B, ho valorizzato tanti giovani. Futuro? Ogni tanto ci penso e mi rispondo che non lo so. Ho un obiettivo: ritornare in Serie A come allenatore. Se quel gol avesse frenato la mia carriera da tecnico, proverei tristezza".​

ITALIA DIVISA - "È vero. E ho provato sulla mia pelle le divisioni tra juventini e anti-juventini, l’Italia ama spaccarsi. Su un muro della strada dove c’è la mia casa in Toscana, comparve una scritta in viola: “Grazie di cuore”. Era l’apprezzamento dei tifosi della Fiorentina. Ricevetti qualche minaccia da alcuni juventini. Oggi, qualunque cosa faccia, sono sempre quello del gol alla Juve​".

PREMIO - "No, prendemmo il premio salvezza concordato a inizio campionato. Non c’era una bella atmosfera, dopo Juve-Parma erano esplose polemiche. Ci impegnammo come sempre e con quella vittoria ci qualificammo all’Intertoto (vero in parte, il Perugia entrò in Europa grazie alla rinuncia del Verona, ndr). La differenza però la fece l’atteggiamento. Noi eravamo spensierati, non avevamo nulla da perdere. Loro erano tesi e nervosi, dovevano vincere per forza. Poi c’è stata la componente casualità. La Juve ebbe una marea di occasioni, Inzaghi e Del Piero sbagliarono gol che di solito segnavano con facilità. Il nostro portiere, Mazzantini, fece un paio di miracoli​".
NERVOSISMO JUVE - ​"Era logico che non volessero ricominciare. Avrebbero avuto degli svantaggi, il campo era un acquitrino. A noi la cosa risultava indifferente. Sì, Zambrotta venne espulso. Vedevo facce sempre più preoccupate, persero lucidità. Avevano Zidane, Del Piero e Inzaghi, ci aggiunsero Kovacevic. Niente da fare".

GOL - "Nacque da una punizione. Ero salito per colpire di testa, ma su un rimpallo mi arrivò il pallone, lo stoppai senza farlo cadere e calciai. La palla toccò terra e, complice l’erba fradicia, il tiro divenne imparabile. Non darei troppe colpe a Van der Sar".

GAUCCI - "Ci disse: Mi raccomando, ci guarda il mondo, mettiamoci il massimo impegno e vada come vada. La storia della Cina la usò con giornali e tv, e non so perché. A fine partita venne e ringraziarci per la prestazione e stop".