A un certo punto, Pirlo ha dovuto alzare la voce: 'Dai, puntalo!'. Di Lorenzo era già ammonito e Chiesa aveva preso un po' di fiducia. Poco prima, infatti, la scena si era ripetuta: un'uscita a metà degli azzurri e l'esterno che si era fiondato, catapultato, immerso su quel pallone vagante senza proprietario. Un secondo e arriva il fallo, a stenderlo. E' tanto ed è intelligente, ogni prestazione di Federico Chiesa. Che sembra il più anarchico di tutti perché corre palla al piede, e invece è l'unico puntuale persino quando la squadra non gira o gira troppo lentamente. E' il brivido, la spinta. La vitamina necessaria a superare fatica e spossatezza da calcio covid. E Pirlo ringrazia. 

LA POSIZIONE - Pirlo lo schiera, almeno inizialmente, ancora sul lato di Ronaldo. La sensazione è che da quello scambio stretto possa e debba nascere qualcosa. Soprattutto quando Chiesa si infila nello stretto e prova a dialogare: non esattamente il dettame del suo talento. Però emerge, affronta Di Lorenzo, lo costringe ad aver paura. A temere una Juve sconclusionata eppure presente in area, col pallino del gioco e le occasioni piovute dal cielo. Ecco, se non ci fosse stata la propulsione dell'esterno ex Fiorentina, quella della Juventus sarebbe stata probabilmente disfatta totale. Ma c'è un altro lato della medaglia che ai più attenti non è sfuggito: senza spunti di Chiesa, non ci sarebbe stata raccolta perché sarebbe mancata innanzitutto la semina. A prescindere dal gran tiro e dalla grande risposta di Meret, oggi Federico è il contadino di questa squadra: spera nel clima di Ronaldo e nella buona giornata della difesa, tutto il resto sembra essere fin troppo sul suo groppone.