Ieri sera Massimiliano Allegri ci ha scherzato su, strappando risate ai tifosi bianconeri: "McKennie ha paura dell'aereo, tornerà in treno. Vlahovic non doveva rubargli il gol". Che sia vero o no, di certo Weston non ha paura di volare sul campo, di spiegare le ali e trascinare la Juve con sè fino alla vetta della classifica, dove finalmente può guardare tutti dall'alto. A Lecce il classe 1998 l'avrebbe meritata eccome, la gioia personale. Che non è arrivata solo per via dell'istinto da centravanti di razza del numero 9, che ha voluto a tutti i costi mettere la sua firma anche sul raddoppio bianconero, oltre che sulla prima rete di serata.

Ma ciò non toglie proprio nulla a un'altra - l'ennesima - prestazione sublime dell'americano, capace di prendere ancora una volta in mano le redini del suo reparto e sciorinare una prova da centrocampista a tutto tondo, perfettamente in grado di fare la doppia fase con precisione e di stupire, oltre che per l'apporto dal punto di vista tecnico, anche per la dedizione mentale alla causa, proprio lui che fino a pochi mesi fa sembrava non rientrare nemmeno nel progetto tecnico della Juve. McKennie, ora, ci è dentro fino al collo, anzi è davvero l'anima e il cuore di una squadra spesso definita "operaia", che forse non può contare su "grandi nomi" ma sta trovando la sua vera forza nel gruppo. E allora il gol arriverà anche per Weston, è solo questione di tempo. Ma questa sua versione "a colori", dopo qualche chiaroscuro di troppo, è già più bella che mai.


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