Un'inchiesta e a margine una frase, che vale una querela. Al professor Carlo Taormina, arrivato a palazzo di giustizia per difendere alcuni ultrà bianconeri, scappò una battuta (al veleno): "Mi ha sorpreso la presenza di un Pairetto, figlio e fratello di cotanti personaggi arbitrali, dentro la Juve, non pensavo si fosse giunti a tanto. Io che ho sempre urlato per i vantaggi arbitrali, ho ritrovato un riscontro oggettivo di quelli che non finiscono mai". E da lì  partita la querela da parte di Alberto Pairetto, dirigente del club delegato ai rapporti con il tifosi, per diffamazione. Un processo iniziato ieri, come riporta il Corriere della Sera: «Utilizzare la mia persona come “riscontro oggettivo” di un sinallagma corruttivo fra mondo arbitrale e società, è oltremodo lesivo della mia reputazione, della mia integrità personale, professionale ed è un tentativo di screditare la mia attendibilità come testimone». L’inchiesta «Last Banner» era nel pieno, ottobre 2019, partita proprio dalla denuncia di Pairetto contro alcuni leader della curva sud, con l’accusa di estorsioni (di biglietti) al club.

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Così nasca la querela del dirigente, assistito dall’avvocato Maria Turco, per l'effetto diffamatorio delle parole: "Per chi legge o sente, Alberto Pairetto personaggio discutibile per ragioni famigliari, sarebbe capace di incidere sui risultati delle partite per la sua vicinanza di sangue con il fratello arbitro, così spiegandosi i favori arbitrali di cui la Juve sarebbe gratificata". Sarebbe stato questo l’effetto di quelle parole — sempre secondo l’esposto — anche perché «provenienti da una figura qualificata, quale quella del difensore». Che, al contrario, sostiene di non aver mai sottinteso alcunché, si legge ancora.

Non la prima frase di questo genere, ricorda il Corriere della Sera: "Di prima mattina, Taormina aveva annunciato il suo arrivo al palagiustizia con un tweet: «Può un gigante come la Juve essere vittima di estorsione?» E ancora, con il gusto per l’ironia che l’ha fatto diventare (anche) personaggio televisivo: «La Juve faccia la Signora e ritiri le denunce». Anche se, aveva ammesso, i bianconeri non gli sono mai stati simpatici: «Sono romanista, e nemico giurato della Juve»".