Nel corso di una lunga intervista concessa a Tuttosport, Emanuele Giaccherini è tornato a raccontare "l'impresa da sogno" del primo scudetto vinto dalla Juve di Antonio Conte, dopo due stagioni concluse al settimo posto. Eccone alcuni estratti:

PRIMA ISTANTANEA JUVE - "Lo spogliatoio di Vinovo: il giorno prima ero al Cesena, quello dopo al fianco di fenomeni come Buffon, Pirlo e Del Piero. Letteralmente, intendo: il mio armadietto era a lato di quello di Alex, quando sono arrivato c'era ancora il nome di Nedved sopra". 

DEL PIERO - "La prima domanda, in realtà, gliela feci io: “Ma è tutto vero?”, mi scappò il primo giorno di ritiro, guardandomi intorno incredulo. “Se sei qui, è perché te lo sei meritato”, mi rispose mettendomi immediatamente a mio agio. Ma tutta la squadra mi accolse benissimo, quello era davvero un grande gruppo".  

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CONTE - "La sua impronta ha pesato tantissimo, perché non avendo le coppe europee in settimana potevamo lavorare come dei matti. Ci distruggeva ogni giorno, in allenamento, tanta era l'intensità che pretendeva. Ma quel campionato l'abbiamo vinto proprio con il ritmo e con il lavoro, con la dedizione e con lo spirito di sacrificio che il mister ci ha trasferito. E non soltanto. Conte aveva la capacità di coinvolgere tutti, paradossalmente faceva sentire protagonista più degli altri chi giocava meno. E così, anche chi era chiamato a subentrare, lo faceva nelle migliori condizioni possibili, atletiche e mentali. La fiducia che trasmetteva a ogni singolo elemento della rosa è stato uno dei segreti di quel trionfo". 

PAREGGI - "Incappammo in qualche pareggio, ma il fatto di non perdere mai lasciò inalterata la nostra convinzione. Anzi: prendemmo consapevolezza dei nostri mezzi proprio di partita in partita. Per me quella, conclusa con 27 presenze al primo approccio con la Juventus, fu una grande annata. Molte arrivarono a gara in corso dalla panchina, ma il finale fu tutto in crescendo e nella seconda parte di stagione diventai spesso titolare. Al punto che poi, in estate, partecipai anche agli Europei con la Nazionale". 

MILAN-JUVE - "Durante la partita ci furono diverse sviste, con un episodio lampante a nostro vantaggio in occasione del gol non convalidato a Muntari. Ma sono errori che capitano a tutti, anche i giocatori a volte sbagliano a porta vuota. Quel campionato, in ogni caso, prese la nostra direzione per un discorso di continuità di risultati, fame e voglia di vincere". 

A TRIESTE - "Ricordo un brivido per ogni gol dell'Inter, impegnata nel derby con il Milan in contemporanea alla nostra partita contro il Cagliari. Ma l'emozione più grande è arrivata dopo la festa in campo: al ritorno a Torino, in aeroporto, c'erano 10mila tifosi ad aspettarci per festeggiare insieme". 

LA FESTA - "Conservo ancora una foto assieme a Buffon, Pirlo e Del Piero, ogni tanto la riguardo ancora adesso. E uno scambio di battute con Conte. “Sono un vincente e infatti ho vinto anche qui”, mi disse sorridendo a Trieste. Io gli risposi: “Beh, mister, me la cavo anch'io: dalla C alla A con il Cesena e poi subito lo scudetto qui a Torino!”".