IL PULLMAN - "Cosa mi ricorda? Viaggi molto lunghi da Prato, per andare a vedere la Juve. Ero un bambino che sognava molto. La mia passione nasce da bar di mio nonno, dove si parlava tanto di sport, di ciclismo... C'erano persone che facevano della passione una ragione di vita".
JUVE PIU' AMATA - "Quella di Platini, Tardelli, Boniek (recita la formazione completa, ndr.)... Sì, sapevo a memoria la formazione. Ma quella di Lippi è stata una Juve straordinaria, che va ricordata in mezzo a tante grandissime: quella rappresenta lo spirito giusto".
UN GIOCATORE CHE VORREBBE DI NUOVO IN CAMPO - "Durante il centenario degli Agnelli mi sono trovato a tavola con Zidane, Platini, Del Piero. Penso a tutti loro, hanno segnato un'epoca del calcio mondiale, dobbiamo andarne orgogliosi. Dirne uno solo è troppo poco".
LA FOTO DI UN'AMICHEVOLE - "Ricordo Juventus-Imperia, un'amichevole nel '98 prima della partita del famoso rigore-non rigore di Iuliano. Io marcavo Filippo Inzaghi, ma non sono stato un buon esempio come difensore (ride, ndr.). In amichevole ero molto emozionato, portai anche mio padre che era molto emozionato, è stato un bel momento della mia vita".
VIERI - "Era un calcio molto diverso, una lotta uomo contro uomo. Il calcio moderno sta tornando un po' a quelle situazioni, con tutte le tutele del caso. Era uno sport più maschio, molto bello".
PASSATO DA GIOCATORE - "Ho fatto tante partite tra i dilettanti, in Serie C. Aiuta a capire l'errore, a fare una valutazione. Dentro ogni partita ci sono prestazioni giuste e altre meno. Ricordo una volta con Albiol, fece due errori ed era disperato. Gli ho detto che secondo me ha sbagliato perché secondo me voleva sopperire a una mancanza di un compagno. Mi chiese come avevo fatto ad accorgermi, gli dissi che avevo giocato 400 partite al Nord (ride, ndr.). Il giocatore deve essere giudicato da chi è in grado di capire".
LA VOCAZIONE DEL DS - "Ero diventato un punto di riferimento per i mister, i direttori, i compagni, facevo gestione senza accorgermi. Per natura sono un aggregante, stavo facendo già gestione. Non mercato, ma qualche suggerimento lo davo. Ero un punto di riferimento naturale, poi a 24 anni avevo l'ambizione di fare un dirigente: me lo ha ricordato mia madre, conserva tutto. Non mi piace molto apparire, preferisco lavorare dietro le quinte, ma adesso rappresento un club importante ed è giusto che mi faccia sentire ma mi piace dare più forza al noi, agli altri. Credo sia il modo più corretto, la Juventus guarda caso inizia con "you" - tu - e finisce con "us" - noi-: racchiude molto di quello che penso del gruppo squadra".
LEGAME CON ALLEGRI - "Sono di Agliana, dove ha cominciato lui ad allenare. Corsi e ricorsi storici...".
GIOCATORE FLOP - "Più di uno, si sbaglia tanto anche se si cerca di non farlo. Le dinamiche sono tantissime, quando prendi un giocatore è come una fidanzata: pensi sia quella giusta, poi la porti a cena ma quando la porti a casa capisci che non va bene, che non lava, non stira (ride, ndr.). Bisogna stare attenti, capire tutti i parametri: è un ruolo difficile, ho fatto tanti errori ma da lì anche cose positive".
CHIAMATE DI NOTTE AGLI ALLENATORI - "Ma no, dipende... Io non vado a letto presto, di sera penso molto e mi capita di chiamare i collaboratori, anche il mister: quello è il momento in cui posso guardare oltre. Allegri? Sto con lui dal mattino presto, non c'è bisogno...".
CON DE LAURENTIIS - "Con me è stato straordinario, un visionario. Mi ha dato fiducia, un'azione di coraggio incredibile nell'intravedere questo giovane dirigente. Non è quello che appare, con me è sempre stato molto carino. Abbiamo lavorato ogni giorno, mi ha insegnato tanto. Un bellissimo rapporto, lo ringrazio".
FEELING CON ALLENATORI - "Ho avuto la fortuna di incontrare grandi uomini, non è stato difficile. La fortuna di un club è avere un grande allenatore ma anche la forza di proteggerlo, è un uomo solo, a me piace stargli accanto e aiutarlo. Per farlo devi capire come pensa, dargli suggerimenti per capire quale può essere la strada giusta per tutti. Credo molto nel rapporto con gli allenatori".
PERCORSO ALLA JUVE - "Stiamo valutando tutti i ragazzi che abbiamo a disposizione, ci stiamo anche riuscendo. La strada secondo me è quella giusta, c'è ancora qualche mese prima di gennaio e dobbiamo capire se c'è qualche opportunità anche in Paesi meno battuti".
COSA LO HA CONVINTO - "La passione per la Juve, oltre al fascino e al blasone. La Juve è sempre la Juve, torneremo a fare quello che abbiamo sempre fatto, ci vorrà tempo. Una bella sfida, vogliamo fare un calcio competitivo ma anche sostenibile. Credo sia doveroso e corretto nei confronti del popolo italiano, dei tifosi, che stanno battagliando".
DNA JUVE - "La cultura del lavoro, ci sono collaboratori molto bravi e li ringrazio. C'è un club che ha voglia di fare cose importanti, pensando che il quotidiano ti dia quel mattone per costruire la casa. Poi la grande forza, che ci permetterà di riportarla dove merita. Dobbiamo continuare a coltivarla. Grande disponibilità da parte di tutti, io sono arrivato da solo e mi hanno accolto come un fratello. C'è voglia, applicazione, determinazione, dobbiamo elevare questi valori a potenza".
BLOCCO ITALIANO - "Ci sono già tanti ragazzi che dovranno portare a coloro che verranno dall'estero i lavori segreti della Juve. Avere uno zoccolo duro è sempre positivo, cercheremo di aumentarlo. In questo mercato dobbiamo pensare anche all'estero, a mercati meno battuti, per la sostenibilità".
NEXT GEN - "Molto importante dal punto di vista tecnico, per non avere spese folli, ma anche perché gli stranieri possono acquisire quel senso di appartenenza necessario per diventare grandi. Si trovano in Prima squadra dopo aver già respirato quell'aria, è molto importante per il futuro. Yildiz, Huijsen, Soulè, Iling... Hanno fatto un grande lavoro nel selezionarli, siamo molto fiduciosi. Esempio poco seguito? Non so, c'è bisogno di investimenti e dopo il Covid è stato difficile. Ora c'è l'Atalanta e spero che anche altri si affacceranno a questa realtà".
FAGIOLI - "Siamo molto dispiaciuti, il nostro compito non è quello di punirlo ma di rieducarlo, ci penseranno le autorità competenti. Qui abbiamo grandi responsabilità per il futuro".
CON IL MILAN - "Sarà molto bello. Partite dalla panchina? No, ora sono in tribuna, il ruolo me lo impone. Forse si soffre di più ma cerco di stare abbastanza lucido, non bisogna vivere di pancia valutando le partite, serve calma per avere un quadro lucido".
A SAN SIRO - "Dobbiamo mantenere questa direzione, voler fare senza paura. Poi una squadra di giovani deve dimostrare la personalità, la voglia di vincere. Un crocevia importante non per i punti ma per l'autostima, cerchiamo una consapevolezza che ancora non abbiamo e che una partita così può dare".
LA ROSA - "Pensiamo di avere giocatori di grande livello, vogliamo crescere con loro. A volte questo calcio fa bruciare tappe ma ci vuole pazienza, dobbiamo metterli nelle condizioni di esprimersi. Il mood che creiamo è importante per i risultati, dobbiamo sfruttare al meglio le caratteristiche della squadra".
MERCATO DI GENNAIO - "Alcuni non si sono ancora espressi, penso a Iling e Nicolussi... Poi vediamo se ci sono opportunità, non è mai facile. Non prometto niente ma saremo vigili e attenti".