Stessa stagione, stesse squadre, stesso episodio, reazioni opposte. Stagione 2018-19, Juventus e Milan, cross di Ronaldo e cross di Calhanoglu, mani di Zapata e mani di Alex Sandro. Una volta a Gedda, in Supercoppa, l'altra a Torino, in Serie A. In entrambi i casi ci poteva stare il rigore, in entrambi i casi non è stato assegnato. Reazioni: da una parte il silenzio, dall'altra le polemiche. 

"La miglior vittoria è quando l'avversario si arrende di sua propria iniziativa prima che vi siano davvero delle ostilità". Oppure, se preferite: "Quando si perde, l'arbitro è la scusa più facile"...

La prima fase è di Sun Tzu (L'arte della guerra), la seconda di Franco Baresi, ex grande capitano del Milan. Entrambe rendono l'idea della differenza esistente in questo momento, in Italia, fra la Juve e le sue contendenti. Perché chi ricerca nella decisioni arbitrali i motivi di una sconfitta, o i motivi di 20, 27, 32 e 33 punti di distacco (la diffenza fra i bianconeri e i più 'immediati' inseguitori), non fa altro che costruire degli alibi, per sé stesso e per i propri giocatori. E non fa altro, in definitiva, che arrendersi ancor prima che inizi la battaglia. 

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Al posto del lamento, sono ben altre le iniziative che le avversarie della Juventus dovrebbero mettere in campo per cercare di interrompere uno strapotere e una striscia di vittorie che stanno diventando imbarazzanti. In ordine, ci sentiremmo di suggerire: crescita del fatturato, stadi di proprietà, scelte strategiche sui talenti (ad esempio, c'è chi ha preso Pogba a zero per rivenderlo a 100, e chi invece ha 'scartato' Zaniolo), evitare di cambiare allenatore con troppa frequenza, evitare casi 'Icardi', casi 'Totti', casi 'Donnarumma'... In sintesi: società serie e organizzate, e di conseguenza squadre competitive. Perché se l'alternativa è solo quella di gridare, metaforicamente, la 'Juve rubba', la Juve vincerà 20 scudetti di fila...