Partiamo dal modo di giocare. 4-2-3-1 o 4-4-2 sono i moduli più utilizzati in questa prima parte di stagione. Ha, di fatto, costruito due Juventus: una squadra capace di chiudersi e ripartire con qualità, oppure comandare il gioco e mettere sotto pressione la difesa avversaria. Dipende dall’avversario, dai momenti di gioco. Unico comandamento: il pallone non si butta, palla dal portiere al difensore centrale o al regista che si abbassa e poi, eventualmente, la ricerca del riferimento offensivo. Esatto, la tanto chiacchierata costruzione dal basso. In tutto questo non sono mancati i passi falsi, uno su tutti la roboante sconfitta in Youth League contro il Psg: 5 a 3 per i francesi e una prestazione da cancellare, se non per la reazione nel finale. Il carattere, quello sì, non è mai mancato ed è un marchio di fabbrica dell’allenatore. Lo si è visto sempre in Europa, nel pareggio contro il Benfica campione in carica con la Juventus sotto di un uomo.
C’è, poi, una cosa che colpisce del Paolo Montero allenatore. I continui rimandi alla sua esperienza passata in maglia bianconera. Questo avviene davanti i microfoni, non ci sono dubbi che lo stesso accada nello spogliatoio e in allenamento. Alcuni esempi: “Quando ti alleni con i migliori, come è capito a me arrivando dall’Atalanta che mi sono allenato con Ferrara, Peruzzi, Pessotto, fenomeni che avevano già vinto, è normale che se sei una persona che ascolta cresci”. "Sono contento, lavorano bene, sono bravi ragazzi. Su quello non posso discutere niente, tante volte è naturale per l'età che succedono alti e bassi, è normale. Noi siamo qui, il nostro lavoro è essere qui per aiutarli. A volte dobbiamo avere pazienza, può capitare. Ci capitava a noi nella prima squadra...".
Questo un primissimo bilancio del ritorno di Montero alla Juventus. Da allenatore della Primavera, almeno per il momento.