L’assenza di risultati positivi impedisce ai tifosi di esultare, alla bacheca di arricchirsi, alla squadra di compattarsi e vedere raccolti i frutti del lavoro. In più, e probabilmente è l’effetto negativo peggiore, mina le sicurezze, come carichi di dinamite su fondamenta che una volta sembravano indistruttibili.
 
È quello che è successo in casa Juventus. La squadra che, una volta, spaventava le avversarie nel tunnel, ancor prima del fischio d’inizio, non fa più paura a nessuna, dal top club alla compagine che lotta per non retrocedere dalla Serie A. Oltre ai tanti problemi di gioco, dalla fase difensiva alla finalizzazione, infatti, questo gruppo si è dimostrato fragile mentalmente, incapace di rispondere agli episodi avversi, agli schiaffi.
 
Maccabi, Bakhar: 'Juve favorita ma proveremo a farle una sorpresa'
Domani una sfida cruciale in Champions League, per mantenere vive le speranze di una qualificazione agli ottavi che passa dalla partita contro il Maccabi. Sembra si essere tornati indietro di 8 anni, al 2014. In quell’occasione, una delle conferenze stampe più iconiche di Massimiliano Allegri: “C'era gente, col Malmoe, che era bianca come questo pallone! Non le strisce nere, bianco così”. All’epoca, quella frase, raccontava la fragilità di una squadra che in Italia è una corazzata. Quella corazzata non esiste più e sono rimaste solo le fragilità.
 
Per questo, anche se alla lontana, come un’eco, le parole del tecnico livornese di oggi sembrano richiamare a quel periodo. “A nessuno è stato chiesto di vincere la partita da solo, le partite si evolvono, bisogna spingere quando si deve, rallentare quando si deve. Bisogna continuare. Fretta e ansia ti portano a sbagliare”. Ansia, voglia di “strafare”: Allegri nelle ultime settimane si è trasformato in psicologo. I primi frutti si sono visti contro il Bologna, ma la vera sfida sarà domani, quando all’Allianz risuonerà l’inno della Champions League.