RIVOLUZIONE - "Non so se questa sia stata la decisione più rivoluzionaria della mia carriera, penso di no. A Napoli ho avuto il dubbio che il mio percorso fosse finito, ho avuto offerte importanti da altre squadre importanti italiane ma ho voluto fare una scelta diversa e andare in Premier, penso di aver rispettato tutti".
NAPOLI - "Nel mio ultimo periodo di Napoli avevo un dubbio. Nel frattempo presentano Ancelotti, giustamente perché il dubbio era mia. Io accetto l'offerta del Chelsea per non passare direttamente a un'altra squadra italiana, per rispetto. Ho fatto un atto di rispetto estremo andando all'estero con la mia condizione familiare. Esperienza in Premier bellissima, ma nella seconda parte della stagione avevo bisogno di tornare in Italia e questa opportunità me l'ha data la Juventus. E' una scelta che è il coronamento di una carriera intera. Chiedo di rispettare mia professionalità. Dico una cosa: quando esco dal San Paolo, se mi applaudono è una dimostrazione d'amore, se mi fischiano è una dimostrazione d'amore, io uscirò volendo loro bene come prima"
SERIE A - "Abbiamo davanti un percorso lungo, parlavamo prima con il presidente di strutture e organizzazione, il nostro sarà un percorso lungo purtroppo, vedendo gli stadi in Inghilterra ti rendi conto di quanto siamo indietro, anche il clima negli stadi è diverso. Abbiamo le strutture e penso che dal punto di vista professionale e quello tecnico tattico abbiamo ancora un piccolo vantaggio. Io sono felice del fermento che sto vedendo in Serie A. Mi sembra un anno molto stimolante. Ci sono Conte, Giampaolo, Ancelotti, Fonseca, De Zerbi è un ragazzo che stimo molto. Mi pare che si stia creando un'aria bella frizzante. Credo ci siano i presupposti per qualcosa di nuovo".
MODULO - "Non si può partire dal modulo, bisogna capire quali sono quei 2-3 giocatori che possono fare la differenza. Prima dobbiamo capire le loro qualità, poi parlarci e poi scegliere un modulo che possa esatarli. I 4-3-3 del Napoli e del Chelsea erano molto diversi. Dobbiamo accompagnare i calciatori, il modulo sarà una conseguenza".
RONALDO - "E' un escalation anche da questo punto di vista. Ho allenato giocatori molto forti nel Chelsea ma qui si va sopra. Siamo al top mondiale, è un'emozione, ha quasi tutti i record del calcio mondiale, vorrei fargliene battere qualcun altro per incidere qualcosa nella sua carriera".
JUVE - "Sono molto uniti e compatti tra loro. I club sono fatti di persone. Per me è una cosa importante. Lavori per un club ma quello che ti porta a fare l'1% in più sono le persone. Loro sono un gruppo forte per compattezza e mentalità e questo mi piace molto".
SCETTICISMO - "C'era dappertutto. A Empoli erano tutti scettici, a Napoli lo stesso così come al Chelsea. Ora vengo dall'altra parte, con la mia storia, ed è giusto ci sia un minimo di rancore e un minimo di scetticismo. Io conosco un solo modo per togliere lo scetticismo, vincere, andare in campo, fare un buono spettacolo e fare risultato".
VINCERE - "Io ho vinto poco, quasi solo in categorie più basse. Penso che l'obiettivo di divertirsi in campo non sia antitetico a quello di vincere. Se una squadra in campo si diverte e diverte il pubblico acquista quell'entusiasmo collettivo che spesso è benzina per fare i risultati. Non si può pensare che una squadra che si diverte sia frivola. Se manchi di applicazione il risultato viene meno. Ad Empoli una delle domande che mi venivano fatte più spesso era: 'Lei pensa di salvarsi giocando così bene?'. Non penso che per fare risultati si posso giocare in un modo e basta. Nel calcio hanno vinto allenatori e squadre con caratteristiche opposte".
PALAZZO - "Quando lo dicevo era perché volevo vincere lo scudetto. Era un terreno professionale. Napoli è uno dei popoli che più amano in Italia. Secondo me in quella stagione non potevamo puntare a obiettivi diversi. Dovevamo essere feroci su un obiettivo e siamo stati in ballo fino a dieci giorni dalla fine del campionato per vincere lo scudetto. Volevamo prendere il potere e vincere lo scudetto. Non è finita come volevamo ma il viaggio è stato stupendo".
ALLENAMENTO - "Cambiano le caratteristiche dei calciatori. A Napoli erano tutti a disposizione della squadra. Muovevano la palla a velocità superiore. Il Chelsea aveva un livello tecnico anche superiore ma con caratteristiche comunque diverse. Hanno esterni che vogliono la palla addosso e puntare. Il Napoli può giocare a uno-due tocchi, quelli del Chelsea si esaltavano nella loro individualità. La filosofia resta la stessa ma l'applicazione pratica la devi modulare addosso a giocatori importanti che possono farti vincere le partite".
CORI RAZZIALI - "Non cambio idea se cambio società. Penso che in Italia sia l'ora di smetterla, è una dimostrazione di inferiorità così netta rispetto a ciò che si respira in Europa. E' giusto anche fermare le partite, lo dicevo a Napoli dove lo potevo subire di più, ma la mia idea rimane la stessa. Basta, basta. Non si può restare dietro di 30-40 anni per queste storie"
HIGUAIN - "Gli voglio bene ma dipende da lui. Valutazioni sugli altri calciatori? Qui c'è una serie di dirigenti che li sta seguendo da anni. E' anche giusto che sia io a seguire loro, perché loro conoscono i ragazzi meglio di me. Io ho l'obbligo di ascoltare e adeguarmi, se mi volessi imporre su un argomento di cui loro sanno più di me sarebbe un errore".
ALLEGRI - "Lascia un'eredità pesante. Sappiamo che vincere tutto quello che ha vinto Allegri non è semplice. E' un allenatore che ha fatto risultati straordinari. Vorrei vedere una squadra con quella capacità di passare anche mezz'ora in difficoltà e poi in dieci minuti tritare la partita. E' tata roba. A me è successo raramente. A volte è anche una conseguenza del modo di giocare. La squadra di Massimiliano avevi l'impressione che anche se era in difficoltà c'era il retropensiero che alla fine perdevi".
INTEGRALISTA - "Ho iniziato a Napoli, Empoli e Chelsea in un modo e ho finito in un altro. Dirmi integralista mi sembra un po' troppo".
SARRISMO - "Io non so cosa sia. Ho letto sulla 'Treccani" che è una filosofia calcistica e non solo. Io sono sempre stato questo, non penso a come è nato. Posso aver cambiato il modo di vedere il calcio e la vita ma spero di essere rimasto lo stesso nei concetti. A volte sono una persona anche troppo diretta. Questo porta a scontri ma sono scontri risolvibili. L'irrisolvibile è sempre il non detto. Nel corso degli anni uno cambia visione della vita e del calcio, spero di non cambiare i concetti di fondo che ho sempre avuto".
HIGUAIN - "Con Gonzalo non ho parlato dopo la festa post Baku. Non l'ho più sentito. Come ti ho detto prima dovevo farmi le mie idee. Lui è un tesserato della Juve. Quando rientrerà avremo modo di parlarci. Per qualità tecniche piuò giocare con chiunque. Non lo vedo un grande problema. La mia sensazione è che Gonzalo abbia vissuto male il post Juve e sia uscito scosso dalla Juve facendo una stagione non positiva dopo aver subito un trauma emotivo. Può fare ancora 2-3 anni di grande livello".
BERNARDESCHI - "A me piace. Dopo Fiorentina-Napoli spesi parole importanti per questo ragazzo. Ha coordinazione, è tecnico e a me piace molto. Gli manca continuità e secondo me è il momento in cui deve andare alla specializzazione e giocare con grande continuità in un solo ruolo".
DOVE PUO' MIGLIORARE - "Non si tratta di incidere su un singolo giocatore. Il mio modo di pensare calcio è diverso. Mi devo rendere conto quanto del mio modo di fare calcio si può portare avanti con produttività. La mia filosofia resta la stessa, voglio capire dove si può arrivare e quanto di questo si può fare e quanto si deve lasciare ai giocatori nel rispetto delle loro caratteristiche. Vorrei vedere Pjanic toccare 150 palloni a partita ma dobbiamo allenare la capacità degli altri giocatori di darlgi sempre la palla. Io organizzo motlo la squadra nei primi 70 metri e lascio libertà negli ultimi 30. Ogni squadra è come un figlio, vediamo che si può tirare fuori. Vincere di più sarà quasi impossibile, speriamo di continuare a vincere divertendo".